No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080308

la serpenta


Adesso che vi ho spiazzato recensendo di seguito Syria e i Meshuggah, siete pronti per una nuova sfida. Rumore è un giornale spocchioso, come abbiamo già detto più volte, ma ha spesso il pregio di approfondire. Dopo l'intervista che vi ho citato qualche post fa, quella di Nick Cave a cura di Cristiano Godano, ce n'è una spettacolare a Diamanda Galas di Paolo Bertazzoni.


Diamanda Galas, detta anche la serpenta dal titolo di un suo disco (e relativo tour) La serpenta canta, è un personaggio a dir poco straordinario, che si colloca agli estremi della musica. Ascoltare un suo disco, e ancor più assistere a un suo concerto, può rivelarsi una esperienza extra-sensoriale. Non sto esagerando. Potete rompervi i coglioni in modo assurdo, oppure potete finire o uscire cambiati. Una volta, per spiegare cosa faceva, ho detto questa battuta: "ti sembra di ascoltare la scena de L'esorcista dove la bambina vomita addosso al prete". Dico questo per mettervi in guardia, se vi foste incuriositi. Per esempio, in questo momento sto ascoltando il suo disco del 2004 Defixiones, Will and Testament e mi sembra di essere in mezzo ad un rito sciamanico. Nell'intervista di cui vi parlavo, Diamanda dice delle cose dure, ma anche molto interessanti, tipo:


Plague Mass, Vena Cava o Schrei X (tre suoi dischi, n.d.Ale) sono dedicati a persone che hanno vissuto una forma involontaria di martirio lontana dall'accezione cattolica del termine. Persone non necessariamente credenti, e che non vedono sé stesse come martiri ma come creature che soffrono invano e nel nome di nessuno. Le loro pene non saranno riconosciute nell'aldilà, e possono solo sperare che finiscano in fretta. La parola martirio rimanda all'idea cristiana della sofferenza come santificazione e rinascita: è una scelta che alla fine conduce a uno stato di grazia. Le persone di cui parlo io vivono in un quotidiano stato di tortura, dal quale non verrà tratto alcun insegnamento. La sofferenza non insegna niente. Ti spinge solo a cercare un modo dignitoso di sopravvivere, e non credo si possano trovare significati intrinsechi e trascendentali in tutto ciò (...)

Io credo che, potendo tornare indietro, chiunque sceglierebbe la vita di un altro invece di dover dire "Oh, ho scritto un capolavoro sulla mia vita in prigione!". Chi esce dal carcere dopo 20 anni non ha il fascino di chi è giovane e maledetto, non c'è un filo di grazia nel suo aspetto, ed è lontano anni luce dalle raffigurazioni dei pittori del 500, in cui Cristo è così glorioso, stupendo e sensuale: non è la stessa estasi mistica quella che vedi nei loro occhi.


O anche:


Le indagini di mercato non fanno parte del mio lavoro. Se morirò con un sorriso stampato sulla faccia, sarà perchè fra tutte le mie scelte non ce n'è una di cui mi penta. Morire contando i milioni fatti realizzando dischi schifosi: quello sarebbe un martirio!


Poi:


Anche l'amore è una forma di martirio, è la forma più crudele esistente. E' un supplizio volontario e involontario, specie quando ti lega a un traditore. Ciò che puoi fare, in quel caso, è pianificare la vendetta, o dar corpo a un rito di purificazione.


E:


Ciò che mantiene viva me è l'idea di ristabilire un equilibrio per tutti i crimini commessi contro di me. La vendetta è il mio primo comandamento, l'amore è il secondo. Ma se l'amore spesso ha una natura transitoria, l'odio può rendere i sogni immortali. Quando qualcuno soffre, l'odio può mantenerlo vivo, gelido come un rettile, ma con lo sguardo attento, pronto a scattare al momento giusto. E' per quel momento che io vivo.


Infine, rispondendo alla domanda "La tua arte delinea un forte recupero dell'etimologia della parola 'compassione' come compartecipazione alla sofferenza altrui, sorretta da una volontà titanica di combattere":


Laddove un uomo dotato di fine intelletto, un genio, è in grado di comprendere emotivamente un individuo che è stato distrutto dal dolore, un intelletto inferiore sceglierà di essere un mostro, di emulare l'animale ritenuto più forte. Se una persona riesce a sviluppare un sufficiente livello di empatia, allora per lei sarà necessario combattere, perchè non avrà pace sapendo che qualcuno è stato derubato della propria dignità.


Se vi interessa, sta per uscire il suo nuovo lavoro, dal titolo Guilty Guilty Guilty. Per completare il quadro, vi darò alcune note biografiche aiutandomi con Wikipedia, anche se alcune cose le conoscevo. Diamanda nasce negli USA (San Diego) nel 1955 da una famiglia di origine greca, è cantante e pianista. Nelle sue note vengono usati riferimenti alla ricerca vocale, alla performance art, per definire le sue cose, e viene accostata a Demetrio Stratos (non solo per l'origine, ritroverete affinità ascoltandola, con i lavori di Stratos da solista soprattutto).

Inizia la sua carriera esibendosi nei manicomi, dove viene chiamata dal Living Theatre. Le sue incisioni sono sempre all'insegna della ricerca vocale, e i suoi contenuti vengono modificati dalla morte del fratello poeta, Philip-Dimitri Galas per AIDS nel 1986. Ha collaborato con Jon Paul Jones per il suo Sporting Life del 1994. Ha un tatuaggio sulla mano sinistra che recita "We are all HIV +" (siamo tutti sieropositivi). Canta in moltissime lingue, e vi può capitare anche di sentire qualcosa in italiano.

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