Across The Universe - di Julie Taymor 2007
Giudizio sintetico: da vedere
Siamo negli anni '60, il mondo ha gli occhi puntati sul Vietnam. Jude, giovane inglese di Liverpool, figlio di madre single, impiegato nei cantieri navali locali, decide di lasciare il lavoro e di imbarcarsi per gli Stati Uniti: ragioni imprecisate. Invece, Jude ha un progetto preciso: conoscere suo padre, un soldato americano che è tornato in patria senza sapere che aveva lasciato sua madre incinta. Lo trova, ma è chiaro che non può essere un incontro di baci e abbracci.
Il padre naturale di Jude lavora come uomo di fatica nell'edificio di un'università, dove studia, si fa per dire, Max, uno scapestrato coetaneo con tanta voglia di andare a New York. I due si conoscono, e stringono una solida amicizia. La sorella di Max, Lucy, vede partire per il Vietnam il fidanzato Daniel: dopo qualche tempo, muore laggiù, come tanti altri in quella guerra.
Jude e Max si sono già trasferiti a New York, e ognuno cerca la sua strada; Lucy si unisce a loro per cambiare aria, ma proprio in quei giorni la cartolina di precetto raggiunge pure Max, che farà di tutto, ma alla fine sarà costretto a partire anche lui per il Vietnam.
Jude e Lucy scoprono di amarsi, lui la aiuterà a tornare alla vita, ma Lucy rimane una ferma oppositrice della guerra ed inizia ad impegnarsi nell'attivismo anti-Vietnam: la cosa, a lungo andare, dividerà lei e Jude, che dopo essersi ritrovato nel mezzo di una protesta, viene rimandato in Inghilterra.
Ma tutto ciò che ti serve è amore...
C'è chi ha usato la parola capolavoro per questo film. Io non farò altrettanto, ma posso dirvi che la visione mi ha soddisfatto quasi completamente. Julie Taymor, che aveva diretto Frida, ma che ha un'esperienza spropositata in teatro (all over the world, tra l'altro), coadiuvata nella scrittura della storia da Dick Clemente e Ian La Frenais (un nome su tutti: The Commitments), mette in scena un musical completamente basato su pezzi dei Beatles, facendo in modo che i testi di questi pezzi formino parte di questa storia, e lo fa in modo pressoché perfetto. Certo, la storia d'amore (doppia, c'è anche quella tra Sadie e Jo-Jo, praticamente i due personaggi ispirati a Janis Joplin e Jimi Hendrix) è fin troppo strappalacrime e piuttosto telefonata, ma questo in fondo è quello che ci piace davvero al cinema: le belle storie d'amore. Diciamo che ogni tanto ce n'è bisogno. Il contesto in cui la inserisce non è casuale, l'opposizione al Vietnam è stata una delle battaglie portate avanti da John Lennon, del resto, ma non è neppure il massimo dell'originalità. La parte "psichedelica" del film, quella dove c'è Bono, per intenderci, è un po' tirata per le lunghe, ma su tutto il resto c'è solo da applaudire.
Fotografia perfetta, coreografie (a cura di Daniel Ezralow, presente anche in un cameo) superbe, prove del cast veramente strepitose, nonostante fossimo di fronte quasi completamente ad attori giovani e con non moltissime esperienze: Jim Sturgess (Jude), davvero bravo, l'avevamo intravisto in Mouth To Mouth e in L'altra donna del Re, Evan Rachel Wood (Lucy), splendida, forse quella con più esperienza ad alti livelli, Joe Anderson (Max), Dana Fuchs (Sadie), grintosissima, Marthin Luther (Jo-Jo), T.V. Carpio (Prudence): tutti cantano con la loro voce, tutti in maniera più che convincente. Le musiche, a proposito, sono curate da Elliot Goldenthal, compositore affermato nonché marito della regista.
Divertente il triplo cameo di Joe Cocker, e quelli di Bono (Dr. Robert) e di Eddie Izzard (Mr.Kite).
Qualche sforbiciata non gli avrebbe fatto male, ma va bene anche così.
3 commenti:
Non esagero dicendo che è nella top 5 dei miei film preferiti di sempre.
da te (ale) non me lo aspettavo.
io non l'ho molto sopportato
io invece son perfettamente daccordo con ale, su pregi (molti) e difetti (veniali).
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