Amityville Horror – di Andrew Douglas 2005
Giudizio sintetico: si può perdere (1,5/5)
Giudizio vernacolare: boiadé, originalissimo eh
Il 14 novembre 1974, al 112 di Ocean Avenue, Amityville, stato di New York, Ronald DeFeo Jr. stermina a fucilate la sua famiglia, padre, madre e quattro fratelli, guidato da alcune voci che gli dicono di ucciderli tutti. Un anno dopo, la famiglia Lutz (George ha sposato la bella Kathy, giovane vedova, e si è sobbarcato i tre figlioletti Billy, Michael e Chelsea) compra la casa dove è avvenuta la strage, convinta dal prezzo convenientissimo se raffrontato al valore immobiliare della casa, nonostante l’agente, messa sotto pressione, racconti loro il perchè di un prezzo così stracciato. Il sogno americano, mai come ora così a portata di mano, li convince. Ma la maledizione della casa, che, come scoprirà Kathy facendo una disperata ricerca, ha radici lontanissime e orrende, è viva, e li costringerà ad una lotta impari. I rapporti, già delicati, tra George e i figli di Kathy, in particolar modo col più grandicello Billy, diventano tesissimi, l’intimità tra loro due svanisce, strane visioni rendono un incubo la vita nella casa, Chelsea sostiene di parlare con la piccola Jodie (l’unica della famiglia DeFeo che non fu uccisa nel suo letto, bensì nel ripostiglio) e ciò la porta ad agire spesso sconsideratamente, George dorme in cantina perchè, sostiene, è l’unico punto della casa ben riscaldato, e sente le stesse voci che sentiva Ronald, il cane abbaia in continuazione e si comporta in modo strano. Di notte, la casa sembra vivere una vita propria; finestre che si aprono, sedie che si muovono, condotte che mugolano. Kathy si rivolge anche al parroco, padre Callaway, che prova una benedizione e scappa inseguito da uno sciame di insetti. La soluzione sembra una sola: andarsene. Se ci riusciranno…
Remake dell’omonimo film del 1979 di Stuart Rosenberg, il film è decisamente noioso. Che senso ha girare un remake di un horror tratto da una storia vera? Al botteghino l’ardua sentenza. Douglas tenta di ravvivare il tutto con alcuni effetti speciali, qualche sequenza veloce di visioni varie, tante, tantissime citazioni horror, oltre a stuzzicare gli appetiti femminili (e/o gay) con un paio di sequenze nelle quali Ryan Reynolds (‘’Blade: Trinity’’) mette in mostra una muscolatura di tutto rispetto (mentre invece, da questo punto di vista, risulta poco ‘’sfruttata’’ la bella Melissa George). Un po’ pochino. Ricorderò male magari, ma l’originale era molto migliore.
Per la cronaca, il vero George Lutz è in causa con la Metro Goldwyn Mayer, perchè sostiene che il personaggio interpretato da Reynolds lede gravemente la sua dignità, e per altre ragioni. Passatempo estivo.
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