Kinsey – di Bill Condon (2005)
Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)
Giudizio vernacolare: popo' di perzonaggio che era luilì dé
Kinsey Alfred Charles, nato a Hoboken, New Jersey nel 1894, morto a Bloomington, Indiana, nel 1956; Direttore dell’Istituto per le ricerche sul sesso dell’Indiana University, noto per i vasti studi sulla vita sessuale dell’essere umano.
Un’altro bio-pic, su un personaggio sconosciuto ai più, ma che dette un’enorme scossa ai puritani e bigotti Stati Uniti d’America verso la fine degli anni ’40.
Il film è decisamente interessante, ed è strutturato come una lunga intervista, di quelle che usava lui, da vero ricercatore, dove si racconta insieme alla sua carriera di studioso; infarcito da molti flashback, non risulta pesante, e alla fine fa entrare in sintonia con una figura piuttosto particolare, con un’infanzia frustrante, una evoluzione curiosa sia come scienziato (da entomologo a sessuologo), sia come essere umano, anche se, come ci dimostra il film mettendoci al corrente della situazione pre-rivoluzione sessuale, può essere stata un’evoluzione comune a molte persone a quel tempo.
Liam Neeson, che interpreta Kinsey, è ovviamente il mattatore della pellicola, come sempre alla sua maniera. Non aspettatevi un altro A Beautiful Mind; qui Neeson non va mai sopra le righe, e dipinge un uomo dapprima spaventato, dopo pragmatico e infaticabile, quasi col paraocchi, un uomo che accetta con pragmatismo da scienziato perfino un triangolo amoroso con la moglie e uno dei suoi assistenti, e che finisce suo malgrado nella lista nera di McCarthy.
Quello che sgomenta è lo sfondo del bigottismo imperante, anche alla luce del rigurgito quasi fanatico delle associazioni religiose negli USA del dopo 11 Settembre.
Lineare e preoccupante.
Il film è decisamente interessante, ed è strutturato come una lunga intervista, di quelle che usava lui, da vero ricercatore, dove si racconta insieme alla sua carriera di studioso; infarcito da molti flashback, non risulta pesante, e alla fine fa entrare in sintonia con una figura piuttosto particolare, con un’infanzia frustrante, una evoluzione curiosa sia come scienziato (da entomologo a sessuologo), sia come essere umano, anche se, come ci dimostra il film mettendoci al corrente della situazione pre-rivoluzione sessuale, può essere stata un’evoluzione comune a molte persone a quel tempo.
Liam Neeson, che interpreta Kinsey, è ovviamente il mattatore della pellicola, come sempre alla sua maniera. Non aspettatevi un altro A Beautiful Mind; qui Neeson non va mai sopra le righe, e dipinge un uomo dapprima spaventato, dopo pragmatico e infaticabile, quasi col paraocchi, un uomo che accetta con pragmatismo da scienziato perfino un triangolo amoroso con la moglie e uno dei suoi assistenti, e che finisce suo malgrado nella lista nera di McCarthy.
Quello che sgomenta è lo sfondo del bigottismo imperante, anche alla luce del rigurgito quasi fanatico delle associazioni religiose negli USA del dopo 11 Settembre.
Lineare e preoccupante.
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