Ricoveri virtuali e sexy solitudini - Marlene Kuntz (2010)
Non so a voi, ma tutto il percorso che i MK hanno fatto dall'uscita del precedente Uno, mi ha lasciato dapprima affascinato, poi, negli ultimi tempi, un po' interdetto, in maniera non proprio positiva. Ecco che quindi, l'appuntamento con il disco nuovo assume l'importanza non solo dell'evento, ma addirittura di una verifica.
Il risultato non è esaltante, ma certifica una band viva e vegeta, alla ricerca dell'ennesimo riposizionamento. Ricoveri suona come una mescola delle cose che la band cuneese ha fatto fino a adesso durante la sua carriera. I testi di Godano sono da sempre, a mio parere, indiscutibilmente poetici, il livello ancora una volta è buono ma non eccelso; per la prima volta mi è parso di cogliere, in alcuni passaggi, delle forzature "metriche", che non inficiano la riuscita delle canzoni, ma possono lasciare a volte interdetti. A livello musicale, pezzi come Oasi, L'artista, Pornorima (molto interessante il suo sviluppo quasi funky) e tutta la seconda parte del disco, rappresentano la vena più introspettiva, quasi cantautoriale, meno aggressiva e noise, che non convince ancora fino in fondo a causa di un uso smodato del falsetto di Cristiano, che risulta spesso ridicolo e inopportuno, e a livello musicale la ricerca melodica porta a volte linee già sentite e troppo pop. D'altro canto, Ricovero virtuale, Orizzonti (il classico pezzo in stile MK, direttamente mutuato dai Sonic Youth più simmetrici, e forse il pezzo migliore del disco), Io e me (che, come altre cose del passato, sa di Soundgarden), Vivo, ci e gli ricordano le radici, da dove sono venuti, una vena mai del tutto abbandonata, attualmente suonata con maggiore controllo e smussata quanto basta. Forse quel che manca è la giusta maniera di mettere insieme questi due poli. Pizzichi di etnicità e di elettronica (Un piacere speciale), e una ballata rock stile AOR (Paolo anima salva), seppure con punteggiature chitarristiche che ci ricordano chi è che suona, fotografano una band in movimento, come detto prima, per un disco che, evidentemente, non è l'apice della loro discografia, ma non sarà neppure il canto del cigno.
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