Provincia meccanica – di Stefano Mordini (2005)
Giudizio sintetico: si può perdere (1/5)
Giudizio vernacolare: fa veramente ca'à
Marco e Silvia Battaglia sono una giovane coppia sposata, già con due bambini, Sonia e Davis. Vivono vicino a Ravenna, e sullo sfondo c’è il petrolchimico e il porto; Marco lavora soprattutto di notte come carrellista in una ditta vicino al porto, Silvia ha un problematico rapporto con la sua famiglia, soprattutto con la madre.
Sono due persone fuori dalla realtà, e soprattutto, dalla società e dalle sue convenzioni; in casa oltre a un cane c’è un’iguana, Sonia va a scuola se ne ha voglia, Davis passa il tempo insieme a Marco alla playstation, la casa è perennemente sottosopra, mai un pranzo regolare, mai un piatto rigovernato.
I servizi sociali cominciano a "puntare" la famigliola, forse dietro suggerimento della madre di Silvia; quando l’assistente sociale toglie Sonia ai due e l’affida proprio a lei, si innescano dei cambiamenti, ma la coppia dimostra tutta la sua fragilità e immaturità, oltre ad amplificare la propensione ad essere avulsi dal mondo circostante.
Debutto così così dell’ex documentarista Mordini, che ha uno stile realistico, ovviamente poco "parlato", e che, infatti incontra difficoltà nei pur pochi dialoghi. L’atmosfera è a tratti angosciante (la aiuta anche Helicon 1 dei Mogwai, usata come sfondo musicale), ma più spesso sfiora il ridicolo, forse anche volutamente (Marco che si rivolge al mago quando Silvia va via da casa, o che prega il "rosso" di rimanere ancora a dormire da loro mentre lo spettatore sa che si sta scopando Silvia).
Ci sono spunti positivi (le difficoltà di chi decide di non sottostare alle regole implicite), ma il risultato non è poi granchè (difficile credere che questi due personaggi siano out per scelta consapevole).
Il film dovrebbe reggersi sui due protagonisti, che invece danno l’impressione di sfuggire. Leggermente meglio la Cervi, ma l’abbiamo vista dare di più; Accorsi cerca di uscire dalla trappola delle sue limitate espressioni, ma ci riesce poco.
Ci sono spunti positivi (le difficoltà di chi decide di non sottostare alle regole implicite), ma il risultato non è poi granchè (difficile credere che questi due personaggi siano out per scelta consapevole).
Il film dovrebbe reggersi sui due protagonisti, che invece danno l’impressione di sfuggire. Leggermente meglio la Cervi, ma l’abbiamo vista dare di più; Accorsi cerca di uscire dalla trappola delle sue limitate espressioni, ma ci riesce poco.
2 commenti:
Basta la presenza di accorsi perché un film faccia "veramente ca'à"!
Mog-ur
in effetti....
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