Emotive - A Perfect Circle (2004)
Ve lo dico subito : un disco superbo.
Sembravano solo un progetto collaterale, uno sfizio di Maynard e Billy dei Tool, e invece, forse proprio perché progetto parallelo, dopo due dischi oggettivamente belli, si permettono un terzo di cover (a parte due episodi loro, in uno dei quali c’è lo zampino nientemeno che di Trent Reznor, pezzo nato, pare, per un altro progetto ancora!) non proprio politiche, ma sicuramente socialmente significative.
Non finisce qui però; così come “Renegades” era stato un episodio più che felice per i Rage Against The Machine, per essere stati capaci di fare loro le canzoni provenienti da repertori ed artisti più disparati, anche gli APC personalizzano canzoni già di per sé stupende, e le rendono assolutamente APC.
Inni come “Imagine” e “What’s Going On”, già senza tempo, acquistano profondità e modernità grazie a loro. Impossibile ormai definirli in qualche maniera, o catalogarli incasellandoli in qualche genere musicale: rock nell’accezione più larga e valida del termine.
Si rasenta il godimento con “Freedom Of Choice” (uno dei tre pezzi dove canta Billy anziché Maynard) e la conclusiva “When The Levee Breaks”; ma il resto non è assolutamente da meno.
Ve lo dico subito : un disco superbo.
Sembravano solo un progetto collaterale, uno sfizio di Maynard e Billy dei Tool, e invece, forse proprio perché progetto parallelo, dopo due dischi oggettivamente belli, si permettono un terzo di cover (a parte due episodi loro, in uno dei quali c’è lo zampino nientemeno che di Trent Reznor, pezzo nato, pare, per un altro progetto ancora!) non proprio politiche, ma sicuramente socialmente significative.
Non finisce qui però; così come “Renegades” era stato un episodio più che felice per i Rage Against The Machine, per essere stati capaci di fare loro le canzoni provenienti da repertori ed artisti più disparati, anche gli APC personalizzano canzoni già di per sé stupende, e le rendono assolutamente APC.
Inni come “Imagine” e “What’s Going On”, già senza tempo, acquistano profondità e modernità grazie a loro. Impossibile ormai definirli in qualche maniera, o catalogarli incasellandoli in qualche genere musicale: rock nell’accezione più larga e valida del termine.
Si rasenta il godimento con “Freedom Of Choice” (uno dei tre pezzi dove canta Billy anziché Maynard) e la conclusiva “When The Levee Breaks”; ma il resto non è assolutamente da meno.
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