No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20100519

e poi vienimi a dire...


Moltheni, 4/1/2005, Marina di Massa (MS), Tago Mago


Moltheni continua la promozione del suo nuovo “Splendore Terrore” a piccoli passi e senza alzare la voce, come suo costume; lo rivediamo volentieri al Tago Mago di Marina di Massa, locale che col suo arredamento ben si confà alle abat-jour che il cantautore marchigiano posiziona sul (piccolo) palco, come già sapevamo. Ingresso gratuito, come sempre onore al merito del gestore, quindi discreta affluenza, locale quasi pieno. Versione acustica, quindi Moltheni voce e chitarra, Pietro Canali tastiera wurlitzer.

Poco dopo le 23 si parte con Bue, uno strumentale di chitarra da “Splendore Terrore”, dopodiché Pietro si sistema alla tastiera e si passa a due estratti da “Fiducia nel Nulla Migliore”, Zenith e In me; la scaletta va avanti con un altro estratto dal nuovo disco, La Ragazza dai Denti Strani (Humana), poi ancora un tuffo nel passato ancora più remoto, e dal debutto “Natura in Replay” arrivano la stessa Natura in Replay seguita dalla bella Flagello e Amore. I due sono in forma, il suono è buono, Pietro tesse tappeti sonori e Umberto inventa anche qualche variazione vocale; l’impressione è che sia il pubblico a non partecipare attivamente. Si passa ad una striscia di estratti dall’ultima fatica, che sono in ordine lo strumentale Tutta la Bellezza dell’Istinto Materno degli Animali, In Porpora, Splendore Terrore, Tatàna, Fiori di Carne, Limite e Perfezione, chiosa Pietro con uno strumentale breve tutto wurlitzer dal titolo Gli Occhi di Mara Cagol (posto in apertura del disco). Durante Tatàna, altro strumentale, sale sul palco Sara Nina Brugnolo e la fa diventare una base per un breve monologo, bella l’atmosfera, ottima la voce. Difficile trovare le parole per descrivere il pubblico; il vociare diventa fastidioso, fra le persone sedute ai tavoli davanti al palco poche sono attente ed interessate, mentre lontano dal palco ci si fa letteralmente altri affari; non certo la condizione ottimale per proporre musica scritta e suonata col cuore. Nonostante ciò, la stizza rimane piuttosto nascosta, ma non riesco a credere che non ci sia; a Umberto scappa solo una battuta fugace, poi si prosegue quasi a dimostrare che la musica, e il cuore, sono più forti, con un piccolo grande classico, E Poi Vienimi a Dire che Questo Amore non è Grande Come Tutto il Cielo Sopra di Noi, la canzone rock col titolo più bello di sempre, da “Fiducia nel Nulla Migliore”. Piccola pausa, poi un unico bis, la gemma di “Splendore Terrore” (parere del tutto personale e parziale), Suprema. Peccato per il contorno, chapeau a Moltheni. Auguri di cuore per questo nuovo disco.

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