Te lo leggo negli occhi - di Valia Santella 2004
Giudizio sintetico: si può perdere (2/5)
Giudizio vernacolare: 'nzomma
Margherita, cantante sulla soglia dei sessanta anni (portati benissimo), subisce una operazione delicata alle corde vocali, e secondo i medici non dovrebbe più cantare, rischia l'afonia; il marito, Carlo, subisce la sua esuberanza in tutti i campi con rassegnazione. La figlia Chiara fa la logopedista e, lasciata Napoli, dove vive la famiglia, per trovare a Roma la sua indipendenza, è divorziata con una figlia, Lucia, con la quale ha un rapporto iper-protettivo, vista la situazione, oltre l'asma della bambina, che la preoccupa oltremodo. Margherita, poco dopo l'uscita dall'ospedale, piomba a Roma per tutt'altri motivi e, dopo qualche giorno di convivenza con la figlia e la nipote a modo suo, sparisce con la nipotina lasciando nel panico la figlia.
Prodotto dalla Sacher di Moretti (che ha un cameo nel film), il debutto nei lungometraggi della napoletana Santella è un classico sulle relazioni madre/figlia mancate con tentativi di colmare vecchie lacune e rivalse familiari, affioramento di vecchie ruggini e così via; girato discretamente (sullo sfondo una Napoli "normale" e Roma solo lambita) e con un buon cast (Saponangelo e Burruano grandi, da notare il passaggio dall'italiano al dialetto nella scena della litigata; Sandrelli specializzata nelle parti antipaticissime e insopportabili), non lascia il segno più di tanto, neppure per la recitazione fin troppo sbandierata della piccola Camilla Di Nicola.
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