Shutter Island - di Martin Scorsese 2010
Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)
Giudizio vernacolare: popò d'attrighio
1954, Boston USA: i due US Marshals (poliziotti federali) Teddy Daniels e il suo aiuto Chuck Aule sono su un traghetto diretto a Shutter Island, un'intera isola convertita, insieme alle sue vecchie e gigantesche costruzioni, a manicomio criminale. E' scomparsa una paziente, una pluriomicida (ha ucciso i suoi tre figli piccoli) che i dottori del manicomio ritengono pericolosa. Difficilissimo però che abbia lasciato l'isola. Appena arrivati, la diffidenza e la scarsa collaborazione li circondano: i poliziotti che sorvegliano il tutto non li vedono di buon occhio, i dottori Cawley e Naehring fanno un po' di resistenza, gli infermieri si dimostrano un po' reticenti. Il mistero si infittisce, Teddy deve lottare pure con le sue fastidiose emicranie, i sogni che lo perseguitano (la liberazione di Dachau, alla quale ha partecipato da soldato americano, con scoperte macabre e rimorsi difficili da dimenticare, e la moglie amatissima, morta in un incendio), ed uno strano e contorto secondo fine, che rivela a Chuck in un momento di nervosismo e frustrazione.
Film che ha diviso gli spettatori, il nuovo film di Martin Scorsese mi ha, per certi versi, ricordato L'uomo nell'ombra di Polanski, per i chiari riferimenti al cinema di genere noir/thriller, in special modo a Hitchcock, ed anche perchè sembrerebbe ci fosse una sottotrama politica. In Shutter Island c'è addirittura una sorta di deriva quasi lynchiana, per la confusione tra sogno, allucinazione e realtà. Fermiamoci qui, per non rovinare la sorpresa a chi eventualmente non l'avesse ancora visto.
Quasi impeccabile dal punto di vista stilistico-formale, grandissimo (ovviamente) uso della cinepresa, effetti speciali volutamente retrò (vedi riferimenti precedenti, ultimo Polanski e Hitchcock), qualche appunto sulla direzione degli attori, fotografia sui toni del grigio e ambientazione claustrofobica, il film lascia diversi dubbi sia sulla trama che sulla (eccessiva) durata, per non parlare della presunta necessità di un film del genere, a meno che non fosse certamente un capolavoro.
Per quanto riguarda l'accenno agli attori, DiCaprio (Teddy Daniels) rilascia una buona prova (ormai è un po' il feticcio di Scorsese, uno Scorsese però decente ma non da capolavori), Kingsley (Dr. Cawley) invece sembra avviato ad una vecchiaia alla Jeremy Irons (leggi: intepretare qualsiasi ruolo alla stessa maniera, che si tratti di un operaio come di un lord inglese, di un serial killer o di un impiegato delle poste), Von Sydow (Dr. Naehring) sprecato così come tutti i caratteristi che trovano poco spazio (Ruffalo - Chuck Aule -, Clarkson - Rachel nella caverna -, solo per citarne un paio, ma ce ne sono un'infinità) in questo Shutter Island.
Come si dice spesso, dai migliori ci si aspetta sempre il massimo. E, di certo, questo non è il massimo.
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