Kill The Referee - di Delphine Lehericey, Yves Hinant, Eric Cardot 2009
Giudizio sintetico: da vedere per chi ama il calcio (3,5/5)
Giudizio vernacolare: bisonnierebbe fallo vedé all'asilo
Le "gesta" di 5 arbitri internazionali, l'italiano Roberto Rosetti, lo svedese Peter Fröjdfeldt, lo svizzero/italiano Massimo Busacca, lo spagnolo Manuel Mejuto Gonzalez e l'inglese Howard Webb, durante lo svolgimento dei Campionati Europei del 2008 svoltisi in Austria e in Svizzera. D'accordo con la UEFA, i registi hanno portato le loro telecamere fin dentro gli spogliatoi della quaterna arbitrale, nelle case dei loro familiari durante le partite, nelle loro camere d'albergo, ai loro tavoli per i pasti, durante i loro incontri e durante gli incontri dei vertici UEFA, e addirittura, congiunte alle riprese delle partite, hanno potuto registrare le conversazioni via auricolare tra i vari componenti delle quaterne nel corso del gioco.
Oltre alle dinamiche sulle decisioni abritrali e quelle che si instaurano tra arbitro e calciatori durante le partite, si capiscono quelle decisionali per le designazioni, da parte dei vertici, e quelle tra gli arbitri e le quaterne dei diversi paesi; ma soprattutto, ci si rende conto che gli arbitri sono umani e che "tengono famiglia".
Non credevo mi avrebbe appassionato a tal punto questa sorta di documentario di circa un'ora e venti minuti di provenienza belga (titolo originale Les Arbitres, titolo internazionale Kill The Referee, "uccidi l'arbitro", in riferimento alle minacce di morte toccata a Webb dopo aver assegnato un rigore contro la Polonia al 92esimo della partita contro l'Austria, e alle sventurate dichiarazioni dell'allora Primo Ministro polacco Donald Tusk - disse più o meno di aver voglia di far fuori Webb -), segnalatomi dall'amico Piazza XX, andato in onda su Premium Calcio mesi fa. E invece, da amante del calcio (ma non da intenditore, precisiamo) e da frequentatori di stadi, colpevole di ingiurie rivolte oltre che ai calciatori avversari, agli arbitri (non ultimo Rosetti, grande protagonista di questo documentario, al punto da occuparne perfino la locandina), mi ha davvero appassionato, perchè sceglie di "documentare", ma senza rinunciare a una sorta di trama, che rende scorrevole e godibile il tutto. Ottima l'idea di dare spazio alle famiglie degli arbitri, e altrettanto ottima quella di rendere "pubblici" i dialoghi tra arbitro, assistenti di linea e quarto uomo, durante la partita, e le reazioni, stimolate non solo dalla stampa, ma addirittura dalla politica (e non mi riferisco solo al Primo Ministro polacco, ma pure a quello tedesco Angela Merkel, che "riceve" gli espulsi allenatori della nazionale tedesca). Senza troppi commenti, Kill The Referee dipinge con poche pennellate la situazione europea, e con poco sforzo possiamo immaginare pure mondiale, di un gioco bellissimo ma "corrotto" da troppi interessi e da ingerenze inaccettabili. Sarà di parte, ma i vincitori assoluti di questo lavoro sono proprio gli arbitri, esseri umani preparati e attenti alla prestazione, amanti davvero molto, probabilmente più di me, di questo, ripeto, splendido gioco di squadra: la scena del gruppo di arbitri e assistenti di linea che assiste in un clima da stadio alla partita Olanda - Italia, sfottendo Rosetti (l'Italia perse con un sonoro 3 a 0), è rivelatoria, oltre che divertente.
Ecco perchè, usando un luogo comune, credo che se si vuol creare davvero una cultura sportiva positiva e civile, sul gioco del calcio, in Italia, questo documentario andrebbe fatto vedere ai bambini fin da piccoli.
1 commento:
è proprio carinissimo questo documentario.
guardatevelo!
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