Capricorn - Orchid (2011)
Il punto vero, forse è: cosa rende, ancora oggi, ad eoni di distanza, la musica dei Black Sabbath così bella, così importante, così attuale, così intrigante, da generare schiere di band cloni? A questa domanda, rispondetevi ascoltando i loro dischi.
Oggi parliamo degli Orchid (manco a dirlo, Orchid è il titolo di uno strumentale presente su Master Of Reality), quartetto di San Francisco (da non confondere con l'omonimo, ma sciolto, gruppo screamo/emocore) che nel 2010 era uscito con l'EP Through the Devil's Doorway, e torna adesso (anche se sul loro myspace l'uscita è datata novembre 2010) con questo massiccio Capricorn, nove pezzi indiavolati (battutone) in perfetto sabbath-style, talmente perfetto da generare paradossi. Sembra realmente di ascoltare una cover band (del Black Sabbath, of course) di bravissimi musicisti, con un cantante, Theo Mindell, anche alle sporadiche percussioni, che, strano ma vero, risulta essere un (ancora) perfetto incrocio tra il giovane Ozzy, come timbrica, e la potenza di Ronnie James Dio, con qualche spruzzata di Rob Halford (ascoltare al proposito Electric Father); una cover band che si diletta a fare variazioni originali sul tema. Sembra di ascoltare degli inediti dei primi album, con un suono seventies ricalcato perfettamente su quello di Iommi, Butler & Ward, però perfettamente prodotto e potenziato alla luce degli odierni mezzi.
Il risultato è splendido. Provare per credere.
2 commenti:
Sì pero dé...quando mi voglio fà un viaggetto ammodo ascorto quelli veri eh!
Mog-ur.
Senza dubbio. Però è a tratti destabilizzante, in senso piacevole, sentire gente che a distanza di 40 anni suona esattamente a quella maniera, con registrazioni e dinamiche giocoforza più ricche di quelle degli originali, proprio per gli anni di differenza e l'evoluzione della tecnica di registrazione.
Altro discorso, come detto, è la stupefacente quantità di band attuali che si richiama in maniera anche palese ai Sabbath.
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