Tournée - di Mathieu Amalric (2011)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: par d'essé lì con loro
Joachim Zand è un produttore televisivo francese che si è re-inventato negli USA (l'espatrio è avvenuto anche un po' forzatamente, scopriremo poi) come impresario di una compagnia di burlesque di piccole dimensioni. Mette insieme un gruppo di cinque ragazze ed un ragazzo, si, anche un uomo può essere un artista burlesque, ed organizza un rientro in patria che dovrebbe, nei suoi piani, servire a lui per tornare da vincitore, e al gruppo a far conoscere il suo Paese d'origine, per gli statunitensi così affascinante, in teoria.
Non tutto andrà per il verso giusto, la cose sulla strada non sono mai facili, ma almeno affioreranno molti sentimenti taciuti.
Amalric, con quella faccia indimenticabile, è uno dei migliori attori francesi (fantastico ne Lo scafandro e la farfalla), ed è pure regista, spesso di corti o di documentari. E infatti, questo Tournée, film sul burlesque (ma non solo) di basso livello (in realtà non è proprio così, visto che almeno due delle protagoniste sono da annoverare tra le più quotate artiste del new burlesque statunitense), esce con una tempistica pressoché perfetta, visto che fa da contraltare al patinato (ma, da quanto posso intuire, insulso) Burlesque, e somiglia molto ad un documentario, anzi più che ad un documentario sembra che qualcuno che segue questa tournée stia riprendendo le peripezie del gruppo durante il viaggio, gli spettacoli, e la vita di tutti i giorni (e le notti), nel senso che è molto reale, e tutto tende a far "sentire" allo spettatore la presenza dei protagonisti, e c'è pochissimo "filtro" cinematografico. Ma c'è un'altra ragione profonda, per cui dico che la tempistica dell'uscita, quasi concomitante con Burlesque, è perfetta: il senso vero di questa arte. I corpi di queste donne non sono perfetti, ma sono loro che scelgono di spogliarsi, di mostrarsi, di esibirsi e di fare ironia sulla loro immagine. Agli spettacoli ci sono uomini e donne, in egual numero, e sono più le donne che rimangono entusiaste degli spettacoli.
Detto questo, la storia del gruppo, che si dipana in realtà con una certa fatica, è quella di una comunione di solitudini, che si consolano a vicenda, oltre che realizzarsi in una tipologia di lavoro atipica (scusate il gioco di parole). Gli interpreti sono tutti straordinariamente bravi ed affascinanti, la sceneggiatura è esile e si vede, come pure si vede, come ammesso da Amalric stesso, che i dialoghi sono quasi tutti improvvisati, la sceneggiatura era schematica e ha lasciato molto al caso, proprio perché le protagoniste non risultassero troppo forzate nella recitazione.
Il risultato è un film strano, asimmetrico come piace dire a me, di certo non perfetto, non scorrevolissimo, ma dannatamente vero e con diversi momenti intensi e particolari. Un film da "amatori", comunque interessante.
Da vedere, se possibile, in originale, per non perdere il mix di francese ed inglese americano usato dal cast, con switch continui.
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