Tu chiamami Peter – di Stephen Hopkins (2005)
Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)
Giudizio venacolare: popo' di personaggio dé
Cinebiografia di Richard Henry Sellers, in arte Peter. Difficile per chiunque confrontarsi con le fasi salienti della vita di un genio della comicità, ma non solo (ricordiamoci di quello che, in questa biopic, appare come il suo desiderio più profondo, a parte le donne: Oltre il giardino), il film in questione risulta certamente godibile, ma leggermente tendenzioso e, forse, poco approfondito sia in alcuni particolari (qualche film davvero importante dimenticato o non citato a dispetto di altri, una moglie dimenticata completamente – la prima, e non solo perchè non si vede di persona: Sellers dice chiaramente alla Ekland se vuole diventare la seconda signora Sellers, mentre sarebbe stata la terza -), sia dal punto di vista della caratterizzazione psicologica del grande Sellers.
In effetti, il film insiste sul fatto che Sellers sia un bambinone del tutto vuoto, che viva attraverso i suoi personaggi, e che il suo sfrenato desiderio di interpretare Oltre il giardino sia dettato dal fatto che il protagonista sia un uomo vuoto, felice di essere vuoto.
Nonostante sia arricchito di alcuni colpi di genio, come i titoli di testa, o i travestimenti di Rush/Sellers nei panni dei co-protagonisti che descrivono i loro rapporti col protagonista, forse sarebbe servito un regista più dotato d’inventiva. Il cast invece è pressochè perfetto, Rush strepitoso, la Theron è stupenda (e pensare che la vera Ekland ha preso un avvocato perchè non voleva essere interpretata da lei dato che ‘’troppo alta e troppo anziana, 27 anni contro i 20 di lei quando sposò Sellers’’), la Watson (Anne Howe, moglie) malinconica (meno di altre volte), Lithgow (Blake Edwards) sbruffone e Tucci (Kubrick) inquietante quanto basta; nonostante ciò, rimane l’impressione che da un tale ben di Dio, si sarebbe potuto tirar fuori molto di più.
Nota di merito impossibile da dimenticare al doppiaggio di Rush/Sellers ad opera di Pino Insegno, grandioso.
Certo che Sellers era un genio: osservate la ‘’soluzione’’ che trova quando la Loren lo respinge! Un genio che viveva in un’altra dimensione, probabilmente.
Nonostante sia arricchito di alcuni colpi di genio, come i titoli di testa, o i travestimenti di Rush/Sellers nei panni dei co-protagonisti che descrivono i loro rapporti col protagonista, forse sarebbe servito un regista più dotato d’inventiva. Il cast invece è pressochè perfetto, Rush strepitoso, la Theron è stupenda (e pensare che la vera Ekland ha preso un avvocato perchè non voleva essere interpretata da lei dato che ‘’troppo alta e troppo anziana, 27 anni contro i 20 di lei quando sposò Sellers’’), la Watson (Anne Howe, moglie) malinconica (meno di altre volte), Lithgow (Blake Edwards) sbruffone e Tucci (Kubrick) inquietante quanto basta; nonostante ciò, rimane l’impressione che da un tale ben di Dio, si sarebbe potuto tirar fuori molto di più.
Nota di merito impossibile da dimenticare al doppiaggio di Rush/Sellers ad opera di Pino Insegno, grandioso.
Certo che Sellers era un genio: osservate la ‘’soluzione’’ che trova quando la Loren lo respinge! Un genio che viveva in un’altra dimensione, probabilmente.
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