Una y otra vez - Sergent Garcia (2011)
Bruno Garcia, visto che non lo conoscono in molti, seppure qualche singolo dei suoi Sergent Garcia sia stato ascoltato negli anni passati, lo avvicino sempre, e credo con qualche ragione, a Dani Carbonell dei Macaco e, ovviamente, a Manu Chao, un po' il capostipite del genere che va alla ricerca delle radici della musica latina, senza dimenticare di guardare all'Africa.
Il sesto disco della banda, che autodefinisce la sua musica salsamuffin, e che già, se non li avete mai ascoltati, vi danno un'idea di cosa vi aspetta, si chiama Una y otra vez (Bruno è francese di nascita, vicino al confine con la Svizzera, ma è di padre basco, altro punto di contatto con Manu Chao, ha vissuto i primi suoi anni a Bilbao e a Parigi, poi quando è stato più grande a Barcellona, e canta indifferentemente in francese e spagnolo, mentre quando canta in inglese la pronuncia lo tradisce, ma lo rende divertente), e nasce soprattutto dall'incontro con molti musicisti colombiani. Effettivamente, il reggaeton è ben presente, ma vi assicuro, e vi parla uno che il reggaeton proprio non lo sopporta, che non è che un'idea, molto mescolata con altre; inoltre, di questo genere si va alla radice, che affonda nei ritmi colombiani del passato (ascoltare Mi son mifriend). Naturalmente, mica c'è solo questa di influenze, ce ne sono molte altre: in Ojos inocentes il tango si incontra con il reggae, mentre ne El baile del Diablo i ritmi cubani la fanno da padrone, mentre in En mi mochila, dove Bruno illustra, a livello di testo, un po' la sua filosofia, sembra davvero di essere nell'Africa nera, nello spiazzo di un piccolo villaggio fatto di capanne di fango, ad assistere ad un ballo scaramantico, ma cantato in spagnolo. Bolero de nuevo è una grande ballata caraibica.
Ma, credetemi, quasi tutti i pezzi di questo disco hanno ragione di esistere, danno gioia e mettono voglia di muoversi. Ben fatto!
Nessun commento:
Posta un commento