L'umiliazione - di Philip Roth (2010)
Simon Axler è un famoso attore di cinema ma soprattutto di teatro, ormai sessantenne, che improvvisamente, perde il talento. Le sue ultime interpretazioni ricevono accoglienze tiepide e stroncature dalla critica, e lui cade in uno stato di depressione, per così dire "controllata", al punto che decide lui stesso di ricoverarsi in un ospedale psichiatrico per circa un mese (26 giorni). Lì conosce Sybil, l'unica paziente con la quale riesce a relazionarsi, una donna più giovane di lui che è caduta in depressione perché non è riuscita ad esprimere il suo sdegno per il sospetto che suo marito abbia abusato della figlia piccola.
Dopo il periodo di ricovero, Simon torna a casa, e si ritrova da solo, visto che la moglie lo ha abbandonato per correre al capezzale del figlio avuto dal primo matrimonio, tossicodipendente. Sta leggermente meglio, ma rifiuta ogni offerta di tornare sul palco. Si isola.
L'isolamento è rotto da Pegeen, che lo va a trovare nella sua casa di campagna. Pegeen Mike (il nome completo) è la figlia di una coppia di amici ed ex colleghi attori, che lui ha visto nascere, ma che adesso è una bella donna di circa 40 anni. Pegeen è sempre stata convinta di essere lesbica, ed ha avuto solo relazioni omosessuali, ma adesso...
Vi avverto subito che dovrete prendere questa specie di recensione con le molle, visto che, nonostante la sua sterminata produzione letteraria, nonostante sia considerato un pilastro della letteratura americana contemporanea, questo è il primo libro di Roth che leggo. Per quel che può contare (poco), mi sono fatto un'idea delle sue tematiche vedendo due film tratti da suoi romanzi (La macchia umana dal libro omonimo, e Lezioni d'amore da L'animale morente), e leggendo qualcosa su di lui.
L'umiliazione è un libro scritto in una prosa asciutta ma non arida, che evidentemente affronta temi cari allo scrittore: l'invecchiamento e il desiderio sessuale, oltre naturalmente alla perdita di ogni certezza, come capita al protagonista Simon. Avvince il giusto e scorre bene, è diviso in tre parti ed è piuttosto breve (poco più di 100 pagine), riesce a rendere abbastanza bene l'angoscia del protagonista, ma manca di qualcosa di più profondo. Inoltre, la terza parte, dove le "sperimentazioni" sessuali abbondano, sembra posticcia, messa lì a bella posta per stupire o, quantomeno, per spiazzare, e certi panegirici sul rapporto tra il protagonista, Pegeen e i di lei genitori, risultano a tratti pesanti.
Pur non essendo un esperto, non credo sia l'apice del lavoro di questo scrittore. Ma, di certo, non è così male, e si legge in poco tempo.
2 commenti:
di Roth ho letto "pastorale americana".Credo che possa essere un'ottima base per avere un quadro rappresentativo dell'autore!:-)
si, mi sembra di aver capito che è quello che sostengono un po' tutti.
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