No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110407

never let me go



Non lasciarmi - di Mark Romanek (2011)

Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)
Giudizio vernacolare: groppo 'n gola fisso

In un presente alternativo, verso la metà del 1900, la medicina compie passi da gigante, e la durata della vita umana supera i 100 anni. Importantissima, per il raggiungimento di questo obiettivo, la decisione di clonare gli esseri umani stessi, e di crescere i cloni "a parte", destinandoli a diventare semplicemente, in età adulta, tra i 20 e i 30 anni circa, a donare gli organi che servono in quel momento, fino ad un massimo di quattro donazioni per elemento, dopo di che, anche fisicamente, il soggetto viene "terminato".
Nel 1978, Kathy, Tommy e Ruth crescono ad Hailsham, un collegio vecchio stile, isolato da tutto, in mezzo alla campagna inglese. La direttrice è l'inflessibile Miss Emily, agli alunni vengono date lezioni come in una qualsiasi scuola, inoltre vengono incoraggiati ad esprimere la loro creatività dipingendo; le loro opere vengono raccolte ciclicamente da una misteriosa signora, chiamata semplicemente Madame, evidentemente per le sue origini francesi.
Tra la timida Kathy e l'irrequieto e sensibile Tommy nasce una simpatia, condita da un bacetto e qualche regalo, simpatia della quale la spigliata Ruth è subito gelosa, tant'è che in breve tempo conquista Tommy, e i due si legano come fidanzati.
I tre vengono poi trasferiti nei Cottages, dove, come in una comune, convivono con altri cloni, in attesa che si compia il loro destino. L'unico diversivo sembra essere quello di diventare "assistenti" (carer), cioè di assistere altri cloni durante il loro percorso di donatori, per sostenerli, per poi donare in un secondo momento. Nei Cottages, il dualismo tra Kathy e Ruth si fa insostenibile, mentre Tommy, fondamentalmente debole, non riesce a prendere posizione, rimanendo in balia di Ruth, che fa di tutto per provocare Kathy, ma rimanendo irrimediabilmente legato a Kathy stessa; finché quest'ultima non decide di affrontare il percorso da assistente, per allontanarsi dagli altri due, che però, quasi in contemporanea, si separano.

Avevo qualche dubbio, all'inizio, su questo film. Non conoscevo il libro, omonimo, di Kazuo Ishiguro, dal quale è tratto (a quanto pare, piuttosto fedelmente), e il film precedente di Romanek, One Hour Photo, non era male, ma neppure uno di quei film che mi fa desiderare ansiosamente di vedere il lavoro seguente di un regista. E poi altre cose, molte, come sempre, irrazionali, che non sto a raccontarvi perché non aggiungerebbero niente di interessante a questa specie di critica. E invece, come dicevano i vecchi saggi, "la lepre sta sempre dove non la si giudica". L'ho trovato bellissimo, squassante, come se pian piano mi stringesse alla gola, tanto che negli ultimi minuti mi sono ritrovato ad avere difficoltà a respirare, e non sto scherzando.
Come detto, anche senza aver letto il libro, il film lo ricalca piuttosto pedissequamente, e ne fuoriesce un lavoro ben dosato, delicatissimo, con un buon ritmo nonostante l'incedere tutto sommato lento, ottimamente diretto e perfettamente recitato, con un'atmosfera asettica che stride costantemente con l'universo di sentimenti che abitano i tre protagonisti, sentimenti che solo Kathy riesce ad estrinsecare, tramite l'uso della sua voce fuori campo, espediente qui più che giustificato, ed, anzi, doveroso. Non so cosa sia più indovinato, tra gli sguardi pieni di pena mista a superiorità, che gli attori che interpretano i pochi umani che vengono a contatto con i protagonisti, o il viso di Carey Mulligan (Kathy), attrice che
probabilmente non è capace (al momento) di interpretare, in maniera convincente, un altro tipo di personaggio, ma che qui sembra nata apposta per fare Kathy. Splendidi anche i bambini, che interpretano i tre da piccoli. Naturalmente meritevoli anche gli altri due protagonisti, più Keira Knightley (Ruth) che riesce nell'intento di risultare insopportabile, ed un Andrew Garfield (Tommy) perfettamente a suo agio nell'interpretare un personaggio talmente debole da ispirare tenerezza a piene mani.
A ripensarci, sembra una storia che sia stata scritta già in maniera perfetta per venir messa sullo schermo. Ma non ne sarei così sicuro: qualche merito a Romanek, e pure ad Alex Garland, autore dell'adattamento, diamoglielo. I tre piani temporali consecutivi, a distanza di qualche anno, che mostrano le tre vite (anche se, in questo contesto, la parola "vita" è da prendere con le molle) che prima si intrecciano, poi si allontanano, ed infine si riavvicinano, si intrecciano ad una sottotrama (che, in questo caso, può apparire riduttivo come termine) quasi più tragica della fine dei "donatori". E, almeno questa, non la svelo, perché se avete avuto la fortuna, è proprio il caso di dirlo, come me, di non conoscere la storia prima di vedere il film, vorrei che almeno questa la scopriste da soli.
Film, come detto, straziante (le ultime parole di Kathy, prima della fine del film, sono davvero devastanti), storia che instilla pure un dubbio atroce: saremmo veramente capaci di una cosa del genere? Purtroppo, probabilmente si.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

La locandina italiana fa schifo. Sembra il seguito di "Love actually".

Non so se l'hai visto, ma Andrew Garfield in "Boy A" e' veramente imperdibile.


Anna dai capelli Rossi

Iacopo ha detto...

Chettelodicoaffà??? :)

jumbolo ha detto...

Anna, infatti ho messo quella inglese proprio perché quella italiana fa schifo. Boy A non l'ho visto, non so neppure cos'è, grazie della dritta.