No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110618

eye of the tiger



La tigre e la neve - di Roberto Benigni (2005)




Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)


Giudizio vernacolare: che sagoma dé




2003, Roma. Attilio è un poeta, nonchè insegnante di letteratura. Vive in un mondo tutto suo, è divorziato, ha due figlie adolescenti che ama, ma che va a prendere perennemente in ritardo, ha la testa tra le nuvole ma una sensibilità fortissima, parla citando poeti classici e sconosciuti, ama le donne, le frequenta con discreto successo pur non essendo un adone, ma la sua fissa è Vittoria, una scrittrice che ogni notte lui sogna di sposare in situazioni grottesche. La sua è una corte spietata, senza limiti, la segue, la insegue, la riempie di chiacchere insensate, buffe ma piene d'amore, ma lei non ne vuole sapere. Vittoria sta scrivendo l'autobiografia di Fuad, un poeta iracheno amico di Attilio; Fuad sta per tornare a Baghdad, suo luogo natale, prima che la guerra arrivi fin lì, per solidarietà nazionale, se così si può dire. Vittoria lo raggiunge, ma rimane vittima di un'esplosione, e viene ricoverata in coma in un ospedale sprovvisto di qualsiasi macchinario, oltre che dei più comuni medicinali. Attilio, accecato dall'amore, parte per Baghdad.




Ero dubbioso e scoraggiato, dopo l'inguardabile "Pinocchio". Benigni mi ha conquistato nuovamente, con questo film, che pure ha dei difetti e delle incongruenze. Penso che ci si debba porre alla visione sgombri da preconcetti, vogliosi di godere, solo così si può apprezzare pienamente. Benigni si sa, non è un gran regista, e ciò si rispecchia nella recitazione dei vari attori, anche quelli bravi, così come in altre piccole cose. E può darsi anche che sia un po' rincoglionito, monotono con questo suo innamorarsi tutte le volte, guarda caso, del personaggio interpretato dalla moglie, Nicoletta Braschi, che riesce a sembrare un'attrice solo ed esclusivamente lontano dalle telecamere dirette dal marito ("Ovosodo", "Mobbing - Mi piace lavorare"); ma è una forza della natura come comico pensante, oltre ad essere un appassionato intenditore di poesia. Nella poesia sta la forza del film. Soffermatevi ai titoli di coda, e leggete tutti i poeti citati nei dialoghi di Attilio. Rimarrete di sasso, a meno che non siate molto colti o molto attenti. Potete criticare tutto, i difetti citati prima, l'ambientazione forse forzata a Baghdad, le citazioni felliniane delle parti oniriche, ma se invece pensate che il cinema è sogno, amore, poesia, finirete il film, andrete in bagno, vi guarderete allo specchio, e ritroverete sul vostro viso la solita espressione che avete visto dipinta sul volto di un Tom Waits sobrio durante la scena del matrimonio, mentre suona la sua inedita You Can Never Hold Back Spring, e a un certo punto guarda con occhi quasi commossi l'amico italiano che recita, in mutande, un matrimonio con la moglie.


Non certamente un capolavoro, ma un film più che apprezzabile, da uno dei pochi comici viventi che si possa accostare all'indimenticabile Charlie Chaplin per come unisce risate e pensieri.

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