Hanno tutti ragione - di Paolo Sorrentino (2010)
Tony Pagoda. Già il nome fa ridere. Eppure. Tony P è un cantante melodico napoletano mediamente famoso, ma com'è come non è, lo conoscono pure all'estero. E quando il suo manager, Jenny Afrodite, organizza a lui e alla sua band (Rino Pappalardo al piano, Lello Cosa alla batteria, Gino Martire al basso, Titta Palumba, come dice Tony, alla guitar) un tour negli States, quando suonano nientemeno che al Radio City Music Hall di New York, li va a vedere Frank Sinatra, e li visita pure in camerino. Stiamo parlando di un po' di anni fa. La vita di Tony va avanti, fra concerti, scopate e chili di coca, finché un giorno, decide di farla finita.
Credo sia stato un sentimento condiviso da alcuni, quello avuto di fronte alla notizia che il bravo (Uno dei migliori) regista italiano Paolo Sorrentino stava uscendo con un libro; e cioè, quello di pensare "cazzo, ma qui in Italia tutti fanno tutto", con la mente che correva ad esempi abbastanza deprimenti di registi e scrittori. Eppure, alla fine non ho resistito alla curiosità, e senza nemmeno sapere, all'inizio, che il Tony Pagoda del libro altri non è se non il Tony Pisapia de L'uomo in più. La curiosità è stata ben ripagata: Hanno tutti ragione è innanzitutto un libro scanzonato e molto divertente, una sorta di soliloquio delirante e verboso, deragliante, caustico, politicamente scorretto e a tratti irresistibile, di questo personaggio che attraversa uno spicchio di storia italiana (E non solo) moderna, guardandola dall'esterno nonostante ci sia ben piantato in mezzo.
Sospetto che la svolta finale (Il ritorno in Italia) sia un epilogo posticcio, magari proprio l'elemento dal quale è scaturita la voglia di fare della vita di Tony P un libro, perché l'impressione netta è che ci sia uno stacco troppo marcato, ma questo è l'unico appunto che mi sento di muovere a questo lavoro. Superfluo notare che questa parte è chiaramente ispirata alla nostra cosiddetta Seconda Repubblica.
Stile pirotecnico e torrenziale, non usuale, è un po' come (Tanto per rimanere nella metafora calcistica, visto che abbiamo citato pure L'uomo in più, film anche sul calcio) un pressing a tutto campo nei confronti del lettore, che in certi momenti può rimanere tramortito dalla verve di Tony.
Niente male!
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