Gloss Drop - Battles (2011)
Per capire di cosa parlo, quando, come già fatto appena dato un primo ascolto al nuovo lavoro dei Battles, dico che ha un vago sapore caraibico, ascoltare la traccia sette, Dominican Fade. Dopo di che, provare a mettere un'etichetta a questo genere.
Scherzi ed amenità a parte, i tre "orfani" di Tyondai Braxton rilasciano un secondo disco che, come insegnano tutti da Caparezza in giù, era atteso e difficile, ma, ascoltandolo, si ha come l'impressione che non si siano minimamente preoccupati di tutto ciò.
Il disco è pervaso da un'atmosfera giocosa, anche se può sembrare leggerissimamente più "commerciale" (Bisogna prendere la parola nel senso più largo possibile), si apre alle collaborazioni vocali più disparate (in Sweetie & Shag c'è Kazu dei Blonde Redhead, sulla conclusiva Sundome c'è Yamantaka Eye dei Boredoms, un pezzo che mischia dub, sinfonica, elettronica, tribale e horror soundtrack, sulla divertente Ice Cream c'è Matias Aguayo, e in My Machines c'è nientemeno che Gary Numan!), e conserva quell'aura (Come detto in apertura) di indefinibilità che è probabilmente l'arma vincente dei Battles.
Superfluo dire che si rimane dalle parti della commistione di un'elettronica (Anche se scoccia un po' definire così, anche solo in parte, la musica dei Battles, visto che gli strumenti li usano eccome!) moderna e, per così dire, low-fi, e ad una struttura fondamentalmente progressive dei pezzi, che però, con questo tiro sincopato (Ma deciso e pure piuttosto duro, quando vogliono, basti ascoltare la già citata prima My Machines) e, perdonatemi se uso un aggettivo che mi sono già giocato in apertura, giocoso, riesce a far risultare ogni pezzo asciutto, non noioso, e che va dritto al punto.
Direi che nonostante la defezione, siamo di fronte ad un disco importante, nel panorama 2011.
1 commento:
Damiano:
Nella carriera di un'artista, il secondo album è sempre il più difficile...
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