Bon Iver - Bon Iver (2011)
Eccoci ad un altro secondo album. La prima cosa che ho pensato, durante i primi ascolti, è stata "Cazzo dopo aver duettato con Kanye West, Bon Iver è diventato Peter Gabriel!". Sono quelle impressioni che ogni volta mi passano per la testa, poi subito dopo mi domando se mai qualcuno avrà le stesse.
Segnalatomi dall'amico Buzzone al primo album, non mi impressionò particolarmente, probabilmente, come spesso capita, a causa del periodo. La musica dei Bon Iver è suggestiva, vagamente triste ed introspettiva, ma non deprimente, a tratti evocativa, leggermente ripetitiva a causa dell'insistito falsetto, ma dolce, un po' come il movimento di un'amaca. Definirla folk è senza dubbio una semplificazione, visto che, per esempio, già nella seconda traccia Minnesota, WI, i fiati praticamente jazz si mischiano perfettamente ad un giro di chitarra quello si, folk; ma poi, facendo solo un piccolo passo indietro, come si fa a definire folk un pezzo come l'opener Perth (Descritta, non ho capito bene da chi, "A Civil War-sounding heavy metal song")?
Nelle parole dello stesso Justin Vernon (Il leader), ogni canzone rappresenta un luogo (Ma la cosa si evince facilmente dai titoli), e il nuovo lavoro mi pare piuttosto diverso dal disco d'esordio, decisamente più interessante, più vario a livello musicale, conservando un sapiente songwriting.
Anche se a momenti diventa un po' lagnoso, accosta cose apparentemente inconciliabili, siano strumenti (Ne troverete diversi e particolari, nel disco) che generi (Ascoltate l'incipit della conclusiva Beth/Rest, e poi ditemi se non potrebbe essere un pezzo di Michael Bolton).
Strano, piacevole, rilassante, particolare.
2 commenti:
perth mi piaciona
buz
ed anche Calgary
buz
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