L'uomo di vetro - di Stefano Incerti (2007)
Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)
Giudizio vernacolare: vitaccia
Sicilia, primi anni '70. Leonardo Vitale, detto Leuccio, vive con la madre e la sorella, ha una macchina sportiva e una bella fidanzata. A lui e al resto della famiglia pensa lo zio Titta, da quando il padre non c'è più. Ma un giorno poco felice, Leuccio viene arrestato: gli amici ai quali ha prestato la sua Lancia Fulvia si sono messi nei guai.
Leuccio non ha fatto niente, in apparenza. Dopo qualche settimana torna a casa, ed entra in uno stato depressivo che lo fa rimanere tappato in casa. La famiglia si preoccupa.
Uscirà di casa solo per diventare il primo pentito di Mafia.
Incerti progredisce, ed affronta una storia italiana purtroppo poco conosciuta, ma che non andrebbe mai dimenticata. Un incipit solare e goliardico, con una descrizione quasi da cartolina della Sicilia, d'improvviso si trasforma in una sorta di incubo, una spirale senza sbocco, nella quale lo spettatore, che simpatizza con il protagonista, non appena comprende quello che il regista vuole raccontare, segue Leuccio e la sua lotta per la verità, che procede di pari passo con la sua presa di coscienza.
Ottima la ricostruzione storica, le pennellate con le quali tratteggia anche i personaggi di contorno, buonissimo il cast, superba la prova di David Coco, che avevamo già visto in Segreti di Stato di Paolo Benvenuti, che purtroppo (lo dico perchè non guardo molta televisione italiana) in seguito si è dedicato soprattutto a lavori televisivi.
Buona realizzazione, bella l'idea della sceneggiatura di procedere con un'approccio "concentrico", e non perfettamente cronologico e logico.
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