Eros – di Michelangelo Antonioni, Steven Soderbergh, Wong Kar Wai (2004)
Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)
Giudizio vernacolare: c'è quarcuno è da penzione...
Tre episodi sul tema dell’erotismo, girati dai registi su invito di Antonioni, invito partito oltre quattro anni fa; doveva esserci anche Almodovar, poi “sostituito” da Soderbergh. Belle le “giunzioni” con disegni di Lorenzo Mattotti e la canzone “Michelangelo Antonioni” di Caetano Veloso.
Il filo pericoloso delle cose – di Michelangelo Antonioni
Oggi, una coppia giovane, ricca e annoiata sta perdendo l’attrazione reciproca; tra la noia, i litigi e i viaggi, ci scappa un tradimento, forse due. Un mini-film inguardabile, doppiaggio vomitevole, attori imbalsamati, sceneggiatura (di Tonino Guerra, ormai entrato nell’immaginario collettivo come “l’ottimista”) inesistente. Non diciamo di peggio perché il regista ha un nome, ma vengono dei dubbi forti sulla sua credibilità.
L’eros? Si vedono due donne nude e si evince che una ha il seno rifatto. Tutto qui.
Equilibrium – di Steven Soderbergh
1955, un pubblicitario è ossessionato da un sogno ricorrente, e cerca di capirci qualcosa insieme al suo psicologo, che a sua volta è distratto da qualcosa fuori dalla finestra del suo ufficio. Divertente, grande stile, Robert Downey Jr. e Alan Arkin (protagonisti) spettacolari. L’eros? Si suppone ci sia, ma più che altro ci si diverte.
La mano – di Wong Kar Wai
1963, un giovane apprendista sarto è incaricato di prendere le misure per i vestiti di una bella prostituta di classe; la prima donna che tocca e che lo tocca, anche se solo con una mano, lo incateneranno negli anni senza via di scampo. Gong Li è bellissima, Chang Chen è credibile, la fotografia è cupa, la storia avvincente. L’eros? Si tocca, si respira, diventa poesia. Nettamente il miglior episodio, che ci riconcilia col regista dopo la mezza delusione di 2046.
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