No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110626

me and my shadow


Io e la mia ombra - Casino Royale (2011)

Riassunto delle puntate precedenti: i Casino sono una delle band italiane che più stimo, ed ho sempre ritenuto CRX un disco avanti anni luce (senza contare che pure tutti gli altri mi sono piaciuti). Sono accadute tante, tantissime cose, c'è stato uno iato di circa 10 anni, una defezione importantissima (Giuliano Palma), poi si sono rimessi in piedi, e sono tornati con Reale cinque anni fa. Tralasciando Not In The Face (Reale Dub Version) e Royale Rockers: The Reggae Sessions, come dicono i nomi, il primo la versione dub di Reale, il secondo una serie di riarrangiamenti reggae di pezzi di repertorio, al quale seguì pure un tour apposito, questo è il successore del disco del ritorno (Reale, appunto).

Riassunto della recensione: questa stessa è stata scritta due volte. Della prima sono state riutilizzate alcune parti. Rispetto al primo, sommario giudizio, quello finale è maggiormente positivo. Mi aspettavo un disco completamente diverso, da quel poco che avevo letto dalle interviste. Un disco più cupo del precedente. Invece, Io e la mia ombra è cupo solo nei testi, alcuni, e magari cupo non è proprio l'aggettivo adatto. La linea portante del disco è il binomio dentro/fuori, non tanto a livello politico, di movimento, ma proprio riferito alla casa. "La gente torna a casa e non riesce più ad uscire, molti escono di casa e non vogliono tornare", recita proprio il singolo/title track Io e la mia ombra. A livello musicale, invece, pare più leggero, più pop, a volte perfino troppo, ma, un po' per il debole che ho per loro, un po' per il loro saper sempre avvinghiare, in qualche modo, l'ascoltatore, alla fine pure questo disco non mi dispiace affatto, ed ho rivalutato perfino l'impressione brutta che mi aveva fatto il singolo Io e la mia ombra, all'inizio. Prima di proseguire l'approfondimento sul disco nel suo complesso, provo a spiegare meglio questo concetto: ascoltato il singolo completamente estrapolato dal suo contesto, prima di ascoltare l'album, non mi è piaciuto, l'ho trovato troppo leggero. Invece, dentro il disco, ascoltato nel suo complesso, Io e la mia ombra (il pezzo) è assolutamente uno dei migliori, e degnissimo per rappresentarlo. Stranezze del marketing.
Il disco parte dal già citato capolavoro CRX, si fa forte del ritorno di Reale, i Casino si caricano sulle spalle anche la responsabilità della produzione, e quello che ne esce è un disco che prosegue il percorso, un disco che ha il marchio di fabbrica, ma si muove; si muove in una direzione che è, come già detto, verso un pop di altissima qualità, per di più in cantato in italiano. Rifletteteci: un'operazione che definire rischiosa è davvero poco. Ma Alioscia e i suoi compiono la missione quasi alla perfezione. Il groove del disco è, al tempo stesso, intenso e danzereccio. E' davvero una commistione strana, difficile da ottenere, e complicata da comprendere al primo impatto.
Si parte con un pezzo d'atmosfera, Solitudine di massa, che, come se ce ne fosse ancora bisogno, ci mostra che i CR sono gli unici che riescono ad ottenere un suono elettronico internazionale. Di pari passo, inizia la riflessione degli stessi sull'attuale condizione dell'essere umano. Fortissime ed interessanti campionature soul. Del secondo pezzo, Io e la mia ombra, abbiamo già detto. Ogni uomo una radio (Turn It On!) ha un beat irresistibile, ed un ritornello pop che stacca molto, ma ci sta, e coinvolge. Senza il tempo ha un intro fuorviante, con quelle percussioni latine, ma poi ha un incedere elettronico sferzante, alla CRX ma con qualche smussatura di troppo, che alleggerisce il pezzo: uno degli episodi meno riusciti, una sorta di esperimento. Ad essere onesti, anche Il fiato per raggiungerti è un buon pezzo, ma di sicuro uno dei più deboli del disco. Ottima invece, nonostante l'attacco un po' fuori luogo, Cade al giusto posto, sinuosa ed elegante, più l'ascolti e più ti piace. Io vs te è l'ennesima dimostrazione di questo "nuovo corso" dei CR: leggera, piena di suoni elettronici mutuati dalla loro esperienza, arrangiamenti molto dance, ma con un testo suggestivo. Ora chi ha paura sembra un altro esperimento, un introduzione rock, uno sviluppo beat, un ritornello (troppo) pop. Anche questa non ben riuscita. Invece è bella, molto bella Vivi, romantica e struggente, inizio col piano e sviluppo soul-elettronico molto elegante. Uno dei pezzi migliori del disco, probabilmente la mia preferita. Il crescendo che porta al ritornello è da brividi, decisamente. Anche Il rumore della luce è un ottimo pezzo, ombroso il giusto, suggestivo. Stanco ancora no è un ulteriore esperimento, apprezzabile ma non riuscito.
Bella da brividi anche Citta di niente, in chiusura, naturalmente dedicata a Milano (ed è davvero difficile non leggerci espliciti riferimenti alle ultime elezioni comunali), un po' la prosecuzione di Milano Double Standard nel precedente.
Nota importante: la voce di Patrick ormai ha sostituito piuttosto degnamente quella di Giuliano, nonostante noi nostalgici ricorderemo per sempre quest'ultimo nei Casino Royale.
Nel complesso, un disco riuscito a metà, musicalmente (anzi, per due terzi: quattro pezzi a mio parere non riusciti su dodici). A livello di testi, sono gli stessi CR di sempre: non saranno propriamente poeti, ma parlano di tutti noi, e, ogni tanto, azzeccano quella frase ad effetto che ti rimane per tutta la vita.

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