Il destino nel nome - The Namesake - di Mira Nair 2007
Giudizio sintetico: si può perdere
Ashoke è un giovane indiano appassionato di letteratura. Durante un viaggio in treno, rimane vittima di un terribile incidente, ma, fortunato tra molti sfortunati, si salva. Decide allora di cambiare la sua vita, e si dedica a fare esperienze in giro per il mondo. Stabilitosi negli USA, torna in India per un matrimonio combinato e sposa la bella Ashima. Vanno ad abitare a New York, dove ormai Ashoke lavora. Si integrano parzialmente, imparano ad amarsi, e danno alla luce due figli: Gogol e Sonia. Mentre nei cuori dei genitori, l'India rimarrà viva, in quelli dei figli sembra non ci sia posto per le radici.
Fin dai tempi di Mississippi Masala, e ancora più indietro con Salaam Bombay!, a Mira Nair manca qualcosa, nella sua filmografia, per convincere del tutto. Anche a questo ultimo lavoro, tratto dal libro L'omonimo di Jhumpa Lahiri, manca qualcosa. La storia procede per episodi e risulta piuttosto slegata, un succedersi di eventi senza una linea decisa, risulta pesante, lungo e dispersivo, la sceneggiatura spesso si perde, e si affida ad espedienti per nulla originali. Non bastano alcune belle scene (matrimoni e funerali su tutte), ed alcuni momenti toccanti (soprattutto nella seconda parte) e non (Ashoke che entra nella stanza del figlio Gogol mentre il giovane fa air guitar sulle note di Once dei Pearl Jam), per rendere il film qualcosa che merita di essere visto a tutti i costi. Interpretazioni sufficienti ma mai memorabili. Regia didascalica e fotografia interessante giocoforza (l'India e gli indiani sono colore).
Non si va a fondo nelle cose; il senso di sradicamento, la perdita e il ritrovamento delle radici dell'immigrato, non sono trattate nella giusta maniera.
Riprovare, please.
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