No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20090313

una nazione fondata sull'hamburger


Fast Food Nation - di Richard Linklater 2007


Giudizio sintetico: da vedere


Due facce della stessa medaglia. Stati Uniti d'America e Messico, divisi da un confine, uniti da un hamburger.

Sylvia, con il marito Raul e la sorella Coco, insieme ad altri disperati e con l'aiuto dei classici coyotes (così si chiamano quelli che prendono soldi per fare i "traghettatori" degli illegali dal Messico agli USA), affrontano il viaggio della speranza verso gli States. Ognuno ha dei flebili agganci, e loro ne hanno in Colorado, a Cody. Lì, un altro tipo di coyote, forse peggiore, Mike, li ingaggia tutti e tutte (chi prima, chi dopo) nella locale fabbrica di macellazione bovini, la UMP, che fornisce gli hamburger alla catena di fast food Mickey's.

Don è un marketing manager di Mickey's. Ha inventato, con il suo team, il Big One, un hamburger speciale che sta dando all'azienda grandi soddisfazioni sul mercato, generando grandi profitti. Sta lavorando a qualcosa di nuovo, quando il suo capo lo informa che alcune analisi non commissionate dall'azienda stessa, hanno dato dei risultati sconvolgenti: nel Big One il livello di colibatteri fecali è alle stelle. Merda nella carne. Pericolo imminente. Don deve recarsi in Colorado e capire meglio cosa sta accadendo alla UMP.

Amber è una studentessa bella e intelligente di Cody, che, essendo figlia di madre single, Cindy, è costretta a lavorare part-time, guarda caso in un Mickey's. Finchè, per caso, conosce un gruppo di altri studenti che vogliono provare a diventare attivi nella protesta contro le grandi industrie che avvelenano il loro paese e ne guidano l'economia fin nelle scelte alimentari.


Ecco un ulteriore esempio di un film intelligente affossato dalla distribuzione italiana (sarebbe interessante però conoscere come è andata quella statunitense...). Siamo ancora alle prese con un lavoro del bravo Linklater, che riunisce, forse grazie alla sua credibilità o alla sua rete di amicizie, un cast sterminato e brillante. Scorrendo la lista quasi non ci si crede. Catalina Sandino Moreno (Sylvia), Greg Kinnear (Don), Bobby Cannavale (Mike), Luis Guzmàn (uno dei coyotes), Paul Dano (un collega di Amber), Patricia Arquette (Cindy), Esai Morales, Kris Kristofferson, Bruce Willis, Ethan Hawke (come poteva mancare in un film di Linklater?), addirittura il debutto come attrice nientemeno che di Avril Lavigne. Non ci crederete, ma perfino Avril fa la sua porca (basta con le battutacce da caserma) figura. Per non dire degli altri.

Linklater prende spunto dal libro omonimo del giornalista investigativo statunitense Eric Schlosser, con il quale scrive la sceneggiatura a quattro mani. Ci si spinge oltre a Super Size Me, si "romanza" il tutto senza però allontanarsi di molto dalla realtà. L'introduzione nella "catena alimentare" ma anche economica statunitense di tutto ciò che c'è intorno (corruzione, finanziamenti, immigrazione clandestina e sfruttamento della stessa, sicurezza sul lavoro, sfruttamento dei lavoratori regolarmente assunti, difficoltà di mantenere una famiglia con un solo stipendio, diritto allo studio, filosofia di vita, attivismo politico, vegetarianesimo, rispetto della natura, ma potrei proseguire all'infinito) risulta quasi naturale, e questo è un grande risultato da accreditare al regista. Alla fine ci si rende conto che abbiamo assistito ad un film corale ai livelli di Altman (quello migliore) senza quell'epica un po' tronfia. E al tempo stesso, ci sembrava di assistere ad un film con la leggerezza del teen-movie, e invece abbiamo visto un No Logo messo su pellicola.

Meritevole.

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