No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20090318

zimbabwe report nr. 9

Sorpresa!! A distanza di due anni, ritornano le cronache zimbabwensi della nostra inviata super-speciale.

Gweru, Zimbabwe

Cari Amici,
come forse alcuni di voi già sono a conoscenza, sono in Zimbabwe alle prese con le fasi finali di un’epidemia di colera che dura ormai da agosto e che sembra quasi non avere fine. Non vi annoierò con i dettagli tecnici della questione, ma vi diletterò con storielle aneddotiche come sempre. Dunque il dollaro zimb che tanti problemi mi ha creato nella precedente edizione, non esiste più, ora si ragiona e si paga in dollari che per lo meno sono stabili e si riceve il resto in pula (moneta del Botzwana) o in rand (del Sudafrica) un po’a casaccio o in caramelle tanto per fare pari. Peccato, al dollaro zimb mi ci ero quasi affezionata, soprattutto alla sua imprevedibilità...ho anche chiesto al mio autista di procurarmi alcune banconote da collezione (ambita è quella da 3 trimilioni di zimb) che me le voglio incorniciare. Il resto è allo scatafascio come prima, i supermercati sono vuoti o espongono in tutti gli scaffali la stessa cosa. Uno ieri, un Despar, era pieno di valigie cinesi ovunque e quasi nulla da mangiare. Ah per la cronaca, sono a Gweru nella provincia del Midlands, piena di miniere d’oro e di carbone, anche quelle ferme, visto che chi le gestiva è stato costretto dal governo a mettere i soldi nella statale Bank of Zimbabwe che corrispondeva a buttarli al vento. Il paese è piccolo ma era moderno, peccato che i semafori non funzionino più da tempo, i negozi siano quasi vuoti ed è difficile trovare il pane. Si vedono i pochi contadini bianchi che presidiano le loro fattorie in giro per il paese con auto mazda color turchese e mogli con i capelli cotonati. Anche loro sono rimasti fermi agli anni ’70, un po’ come lo style del resto del paese. I giornali statali ignorano i veri problemi, parlano di presunti attacchi di coccodrilli a bimbetti curiosi e di cittadini in campagna spaventati dai leoni. Del colera non si parla. Come se non esistesse e se 70.000 persone che se lo sono preso non fossero mai esistite. Mi occupo come al solito di prevenzione del colera e mi sto girando tutte le cittadine qui intorno e le loro scuole. Organizzo piccole feste dell’Unità anti colera con tanto di percussioni, balli, distribuzione di sapone e gruppo di teatro assai scenico, devo dire. Vado nelle scuole a parlare del colera e là sembra di essere nelle scuole di Harry Potter. Sono tutte boarding schools con i bimbetti incravattati e ingiacchettati e con le bimbe con le gonnelline a pieghe che in pratica vivono là. Ci sono i prefetti, i saluti ufficiali con tanto di inchini, “good morning madame”. L’esperimento più grande di salvataggio delle apparenze mai tentato. Alcune scuole non hanno più luce nè acqua corrente da un po’ e mettere insieme da mangiare per gli studenti è sempre più complesso, ma tutto è formalissimo, con saluti iniziali, presentazioni, palco da cui fare discorsi con tanti fiori finti, biscottini e tè poi sessioni di promozione dell’igiene e misure anticolera poi domande con alzata di mano e in piedi in perfetto inglese oxfordiano, poi ancora saluti e strette di mano. E io me ne vado pensando di aver attraversato una parentesi di mondo perfetto che non appartiene allo Zimbabwe.

Un Bacio
Cat

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