Animal Kingdom - di David Michod (2010)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: fèmili dèi colle pistole
Melbourne. J, 17 anni, vede morire la madre di overdose sul divano di casa sua, accanto a sé. Non sembra molto scosso, ma è un tipo di poche parole che mostra poco le sue emozioni. Non sapendo a chi rivolgersi, chiama la nonna Janine, detta Smurf (Puffa), che non vedeva da un po' di tempo a causa di un litigio tra le due. Smurf è un'anziana dalla voce angelica ma anche disturbante, che ha un modo di fare provocante, lo va a prendere e lo accoglie nella sua casa dove vive con i tre figli, Andrew detto Pope, Craig e Darren, e dove spesso c'è l'amicone Barry Brown. Il rapporto di Smurf con Craig e Darren è strano, al limite del sospetto incesto, e tutti, eccetto lei, paiono svalvolati. La loro occupazione è il crimine, ed è in atto una escalation che li contrappone alla squadra anticrimine della città: Pope è braccato, e Barry è sotto sorveglianza stretta. Escalation che prosegue e diventa guerra senza quartiere, quando i poliziotti uccidono a freddo uno di loro, ed entra in gioco il Detective Leckie, che un po' furbescamente, un po' perchè convinto che J sia ancora giovane ed abbia la possibilità di prendere un'altra strada, prova a convincerlo a testimoniare contro gli zii.
Un debutto più che convincente questo dell'australiano Michod, già alle prese con corti e documentari. Non è del tutto fuori luogo il paragone del New York Times con Scorsese, anche se dobbiamo dire che c'è una discreta personalità, già al debutto. Altri critici, più correttamente a mio parere, lo hanno accostato al connazionale John Hillcoat (The Road, collaboratore fisso di Nick Cave), perchè lavorano molto per sottrazione. Il film ha dalla sua un ritmo strano, a volte troppo lento, ma sicuramente avvolgente, che crea una tensione diffusa e strisciante, e un ventaglio di personaggi (forse troppi, per essere perfettamente delineati, ma bisogna dire che ci va molto vicino) davvero inquietanti, senza un tentativo esagerato di spettacolarizzare la violenza. Le recitazioni sono tutte convincenti, merito quindi anche del regista, che muove la macchina da presa con precisione sui protagonisti.
Splendida Jackie Weaver (era in Picnic a Hanging Rock) nella parte di Smurf, misurato Guy Pearce (Detective Leckie), ottimo il debuttante James Frecheville (J), realmente disturbante Ben Mendelsohn nei panni di Pope.
Davvero un buon film.
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