True Blood - di Alan Ball - Stagione 3 (12 episodi; HBO) - 2010
E' inutile girarci intorno, ho atteso anche qualche settimana per scriverne: la terza stagione di True Blood denota segni di stanchezza. Un eccesso di sottotrame amorose, una certa lentezza nel dipanarsi, almeno fino agli ultimi 3/4 episodi, unita al solito accumularsi di nuove forme di vita (o di morte) differenti dall'essere umano, o se preferite variazioni sul tema dell'uomo, fa si che la suddetta stagione, da poco conclusa, si possa, senza volergli male, valutare come "interlocutoria".
Difficile ritrovare quel respiro filosofico, seppur con una sorta di ghigno sardonico sul viso (dello spettatore, ma immaginiamo pure di chi scrive le sceneggiature), che avevamo trovato in alcuni momenti altissimi delle prime due stagioni. Neppure il ripescaggio di Godric riesce nell'intento.
L'unico "nuovo" personaggio che riesce a dare scossoni al tutto, è innegabilmente Russel Edgington, vampiro antichissimo e ribelle all'autorità, interpretato da un superbo Denis O'Hare (la riprova che quando i caratteristi che passano una vita a recitare parti marginali, vengono lasciati liberi, diventano portentosi).
Anche se sono del parere che Alan Ball abbia segnato pagine di televisione storica, devo ammettere che la serie mi ha parzialmente deluso, anche se sono uno che si appassiona molto ai personaggi di fiction, tanto più se caratterizzati marcatamente, come quelli di True Blood.
Siccome in fondo rimarrò democristiano, e quindi non riuscirò a scriverne male fino in fondo, chi volesse un parere deciso e molto attento, può leggersi questa recensione di Susanna Raule.
Vedremo cosa uscirà dalla prossima stagione.
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