Cosa voglio di più - di Silvio Soldini (2010)
Giudizio sintetico: si può vedere ma anche no (2,5/5)
Giudizio vernacolare: chi tromba solo la su mollie un vor bene nemmeno a su' fillioli
Anna, impiegata in un ufficio dove vige un clima rilassato e amichevole, convive con Alessio, un pacioccone commesso in un negozio di articoli di pelle, che nel tempo libero si diletta a riparare qualsiasi cosa. Abitano in periferia di Milano, ogni tanto escono con una coppia di amici, vanno d'accordo con la di lei famiglia. Una vita senza troppi scossoni, con un occhio sempre attento al conto in banca, che di più non ci si può permettere. Si vogliono bene, e stanno perfino pensando a fare un figlio.
Ma un giorno, durante una festicciola in ufficio, Anna rimane colpita dal ragazzo del catering, Domenico. Non accade niente, ma casualmente si rivedono, lui, evidentemente sentendo la stessa forte attrazione, le lascia il numero di cellulare. Nasce una storia soprattutto di sesso, ma non solo, che naturalmente richiede un crescente impegno di tempo e attenzione, a meno di non uscire allo scoperto.
Forse ha ragione chi sostiene che Cosa voglio di più è un po' una varazione sul tema del precedente film di Soldini, Giorni e nuvole: se in quel caso c'era la fine dell'amore per mancanza di soldi, qui c'è, farò un giro di parole per non fare spoiler, la difficoltà a farlo decollare perchè le ristrettezze economiche non permettono neppure un tradimento, a chi appartiene alla classe immediatamente inferiore rispetto a quella a cui appartenevano i protagonisti di Giorni e nuvole.
E' innegabile che il film innesca una serie di riflessioni, e che molti si riconosceranno nelle situazioni: non per questo il film risulta valido, però. Nonostante Soldini riesca a dipingere con una certa accuratezza la classe medio-bassa, i sobborghi milanesi, la noiosa vita dell'italiano medio sempre a combattere con il traguardo della fine del mese, e perfino di mettere a nudo la codardia maschile (entrambe i protagonisti, Alessio e Domenico, seppur con "gradazioni" diverse), come pure il senso della famiglia femminile (Miriam, la moglie di Domenico), il film risulta di una noia mortale, anche se non mi sorprenderebbe sapere che era proprio quello che cercava.
Tutto il cast rilascia prestazioni decenti anche se piuttosto standard, l'unica che convince veramente è la Saponangelo nella parte di Miriam.
Soldini continua ad essere un regista apprezzabile, ma lo preferivamo più cervellotico (Pane e tulipani, Agata e la tempesta, senza andare a ripescare cose passate, viste pochissimo ma interessanti quali Le acrobate e Un'anima divisa in due). Sembra quasi che raccontare la realtà dei sentimenti di questo paese gli riesca, ma lo svuoti di poesia.
2 commenti:
Tra i meno visiti anche "Brucio nel vento", per me uno dei suoi migliori.
Anna dai capelli Rossi
pensavo non l'avesse visto nessuno!
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