The Killer Inside Me - di Michael Winterbottom (2010)
Giudizio sintetico: da vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: uni sta tanto bene lulì
Annni '50. Il Vice Sceriffo Lou Ford mantiene l'ordine in una cittadina di provincia del profondo Texas. Persona apparentemente tranquilla e riflessiva, è in realtà una persona terribilmente pericolosa.
Mi fermo qui con l'accenno di trama, perchè anche l'effetto sorpresa, seppure lo spettatore non si aspetti certo un film romantico con tale titolo, è importante.
Tratto da L'assassino che è in me, libro del 1952 di Jim Thompson, dal quale era già stato tratto un omonimo lavoro nel 1976 (diretto da Burt Kennedy), l'ennesimo lavoro del prolifico inglese, dai risultati alterni, amato ed odiato allo stesso modo, è un film che sicuramente scontenterà chi si aspetta, vista la storia, qualcosa alla Tarantino. E, badate bene, già dalla sua presentazione, ha subito pesantissime critiche, soprattutto per la ferocia di almeno un paio di scene di violenza perpetrate sulle due attrici principali. Quindi, non siamo certo davanti ad un prodotto edulcorato in qualche maniera, anzi.
Altra cosa che mi ha colpito parecchio, è stato leggere recensioni durissime, argomentate spesso con teorie opposte. C'è evidentemente qualcosa che non va.
Il contrasto è alla base di questo film. I titoli di testa farebbero pensare a qualcosa di tarantiniano, mentre poi ci si trova di fronte ad un monologo interiore del protagonista. Se si escludono appunto le scene citate poc'anzi, e qualcosa d'altro, il film è lento, pulito fin nella fotografia, supportato da una colonna sonora che quasi anestetizza l'atmosfera, ma la rende molto più vicina a come si pretendeva la realtà di quei luoghi in quei tempi. Un po' come la musica che ascolta Lou Ford, i libri che legge, rispetto alle sue reali azioni.
Direi che il senso è già tutto qui. E non è poco: certo, è destabilizzante. Mi pare palese l'intenzione di Winterbottom.
Mi è parsa decisamente convincente la prova di Affleck (Casey) nei panni di Lou Ford, che riesce perfino a modulare in maniera corretta la sua vocina da eunuco (sforzo che, ne sono quasi sicuro, sarà distrutto con il doppiaggio italiano), mentre encomiabili nella loro mediocrità risultano Jessica Alba (Joyce), talmente carina da risultare innanzitutto poco credibile nei panni della prostituta, ma al tempo stesso talmente carina da rendere ancor più impressionante una delle due scene di estrema violenza citate in apertura (dove, provo a fare un giro di parole per non dire troppo, viene letteralmente trasfigurata), e Kate Hudson (Amy), che ce la mette tutta, ma ci rimane il dubbio che con altre due attrici, di una caratura superiore, il tutto avrebbe assunto una dimensione più grande.
Un film che non liquiderei superficialmente.
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