Urlo - di Rob Epstein e Jeffrey Friedman (2010)
Giudizio sintetico: da vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: 'nteressante e visionario
I saw the best minds of my generation destroyed by
madness, starving hysterical naked,
dragging themselves through the negro streets at dawn
looking for an angry fix...
Giudizio sintetico: da vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: 'nteressante e visionario
I saw the best minds of my generation destroyed by
madness, starving hysterical naked,
dragging themselves through the negro streets at dawn
looking for an angry fix...
Pubblicato nel 1956, il poema Urlo di Allen Ginsberg, venne messo al bando per oscenità. Ne seguì un celebre processo, che ne decretò la "riabilitazione", quindi la rimozione del bando; il giudice Clayton W. Horn dichiarò, nella sentenza, che il poema rivestiva un aspetto di importanza sociale. I documentaristi Epstein e Friedman provano a raccontare il processo, la genesi del poema, e a "visualizzare" il poema stesso, con tre narrazioni che procedono parallele durante questo film.
Caso piuttosto raro per un film statunitense, Urlo è uscito da noi a fine agosto, e negli USA uscirà a gennaio 2011, dopo essere stato presentato ai Festival di Seattle, Provincetown, al Frameline di San Francisco, al Sundance, all'Outfest, e, sempre negli USA, essere stato distribuito limitatamente, a partire da fine settembre.
Detto questo, Urlo non è sicuramente un film che sbancherà i botteghini, ma merita di essere visto anche da chi non è ferrato su Ginsberg, e magari non ha mai letto Urlo. Perchè è un lavoro molto interessante, anche se a leggerne il riassunto potrebbe non sembrare. E perchè si può sempre imparare qualcosa.
E' un lavoro fluido, perchè i tre livelli narrativi si sovrappongono con una certa delicatezza, e non si rischia di perdere il filo del discorso; inoltre, intrecciare i livelli aiuta pure a non rendere il tutto troppo pesante, come invece poteva essere, pensate ai film processuali, oppure a un film tutto animato su un poema dettato in parte dalle visioni "dilatate" dall'uso di droghe, o un biopic.
Una bella fotografia, un'animazione all'altezza, molti attori bravi che rilasciano ottime prove, anche se per parti che prevedono minutaggi scarsi. E' il caso di Mary-Louise Parker (Gail Potter, l'insegnante che testimonia per l'accusa), e di Jeff Daniels (David Kirk, professore sempre testimone per l'accusa); interventi che suscitano ilarità i loro, ma che dopo invitano a riflettere su come cambiano le percezioni dell'arte in genere, così come tutta la linea di difesa del Pubblico Ministero Ralph McIntosh, interpretato da un sempre bravissimo David Strathairn (Good Night, And Good Luck). C'è anche l'ormai mitico Jon Hamm (il fighissimo Don Draper di Mad Men), che interpreta Jake Ehrlich, l'avvocato difensore delle star, in maniera ottima, e un convincente James Franco (ci era piaciuto molto in Milk), naturalmente, nei panni di Ginsberg. Per non fargli un torto, citerò anche Bob Balaban, un caratterista capace e camaleontico, che tutti voi avrete visto decine di volte, che qui dà il volto al giudice Horn.
Alla fine, soprattutto la parte finale del processo, si rivela come passo fondamentale, non solo per la storia americana (ed ecco perchè mi soffermavo sulla data di uscita, poco prima), ma pure per la storia in generale, per quanto riguarda la libertà di espressione. Tema direi basilare, e purtroppo, sempre di grande attualità (purtroppo perchè spesso viene negata).
2 commenti:
bravo ale!bella recensione!
grazie!
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