La bellezza del somaro - di Sergio Castellitto (2010)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: fa ridé!!
Marcello e Marina Sinibaldi, rispettivamente affermato architetto e psicologa della mutua, fanno parte dell'alta borghesia romana, progressisti, ecologisti, simpatie di sinistra e antipatia per Berlusconi. Quasi cinquantenni, apparentemente soddisfatti delle loro vite, nascondono (eufemismo) sotterfugi ed insoddisfazioni. Sempre alla ricerca della giovinezza perduta, soprattutto Marcello, che ha l'amante bella e giovane, e due amici, Duccio e Valentino, dai tempi della scuola, con i quali cazzeggia in ogni occasione.
Incapaci di farsi rispettare perfino dalla colf russa, i due sono sempre più in apprensione per la figlia diciassettenne Rosa, sveglia, intelligente, brillante, ma instabile sentimentalmente. Dopo aver rotto con Luca, il figlio di Duccio, Marcello e Marina capiscono che c'è un altro uomo nella vita di Rosa, e muoiono dalla curiosità. Equivocando un abbraccio, visto da Marina che morbosamente ha spiato Rosa all'uscita dalla scuola, pensano che sia un ragazzo di colore, e non vedono l'ora di sfoggiare il loro atteggiamento aperto e progressista accettandolo di buon grado. Quale migliore occasione del ponte dei Morti (o dei Santi) di inizio novembre, nel loro elegantissimo e finto povero casale ristrutturato in Toscana, invitando tutti, ma proprio tutti, gli amici, le amiche, e i parenti?
La sorpresa sarà enorme, andrà al di là di ogni possibile comprensione, e metterà a nudo le nevrosi non solo di Marcello e Marina, ma anche degli altri.
Davvero ingrate le critiche, anche piuttosto feroci, a questo film, il terzo di Castellitto da regista. La cosa mi destabilizza un po', visto che, al contrario, un po' a tutti era piaciuto il precedente Non ti muovere, mentre a me non aveva fatto impazzire. Come sapete però, il mondo è bello perché è vario, e quindi, vi dirò che a me La bellezza del somaro è piaciuto molto (nonostante una locandina a dir poco orrenda), mi ha fatto ridere di gusto (e la sala pure, pareva molto divertita), e dato spunti di riflessione, che sono si, piuttosto palesi nell'economia del film, ma non fanno mai male, se ci permettono di fermarci un momento a riflettere sui nostri tempi e su dove stiamo andando.
Bisogna, secondo me, riflettere sul fatto che se non sapessimo di cosa consta il turning point della storia, apprezzeremmo ancora di più il film. Detto questo, la pellicola è costantemente in bilico tra teatro, citazioni alte (letterarie, psicologiche e cinematografiche), spunti surreali e visionari, quasi felliniane, e battute a volte terra terra, a volte un po' ricercate, ma come detto, si ride molto. Ho letto che si accusa il film di essere scollegato dalla realtà: vi pare che in giro non ci siano cinquantenni che vogliono sembrare giovani? Forse chi muove questa critica è fuori dalla realtà.
E' vero, forse, che c'è un eccesso di grida, ma in questo caso la cosa mi ha infastidito molto meno rispetto a Ricordati di me di Gabriele Muccino. Qualcosa vorrà dire.
Regia diligente, cast affiatato e costantemente sopra le righe (a parte i giovani), con Castellitto mattatore anche per quanto riguarda la recitazione, ottimo come sempre Marco Giallini (Duccio), bravissima, come sempre, Barbora Bobulova (Lory). Sorprendente Enzo Jannacci (Armando).
1 commento:
quando morirà Enzino ristamperanno tutto quello che oggi non si trova, si accorgeranno in tanti di cosa stiamo perdendo.
Mau
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