Melinda & Melinda – di Woody Allen 2004
Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)
Giudizio vernacolare: un branco di discorsi
L’incipit è low-profile, quattro amici intellettuali seduti in un caffè discutono sulla vita, e se sia più tendente al comico o al tragico. Prendendo spunto da una storia raccontata da uno dei quattro, il commediografo e il drammaturgo presenti cercano di immaginarsela virata con le loro chiavi di interpretazione e di immaginazione. Ne vengono fuori due storie parallele, di due Melinda (Radha Mitchell, migliore quando fa la nevrotica), che partono da un tentativo di suicidio, sono ravvivate da una serie di coppie conoscenti che tentano di accoppiare la ragazza, e si sviluppano, ovviamente, l’una a tinte drammatiche, l’altra a tinte buffe; il finale sarà appropriato al tenore delle storie.
Siamo alle solite; il solito film godibile, qualche risata ben fatta, qualche battuta indovinata, addirittura alcune seppellite nella verbosità dilagante che, una volta, era la forza dei film di Allen; New York si vede sempre meno, affogata dagli interni lussuosi e radical-chic. Il sospetto è che l’amato Woody si stia lentamente avviando sul viale del tramonto, e chissà se farà in tempo a regalarci un film del quale non ci dimenticheremo dopo cinque minuti dall’abbandono della sala.
Attori tutti bravi, ma sottotono, ad eccezione, forse, di Chloe Sevigny, splendida quanto più è triste.
Attori tutti bravi, ma sottotono, ad eccezione, forse, di Chloe Sevigny, splendida quanto più è triste.
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