No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20100430

il candidato


The Manchurian Candidate - di Jonathan Demme 2004


Giudizio sintetico: si può vedere

Giudizio vernacolare: so' uscito cor mar di testa


Il maggiore dell'esercito USA Ben (Bennett) Marco è un uomo solo, e soffre della "sindrome del Golfo"; un sergente della sua squadra in Kuwait, Raymond Shaw, già senatore, è candidato come vicepresidente USA, e rischia di diventarlo, visto che il suo partito è dato in testa nei sondaggi; il senatore fu decorato come eroe in Kuwait, e salvò la vita a tutta la squadra; i sintomi di questa sindrome però, sono strani, e i componenti della squadra stanno morendo in circostanze poco chiare. Il maggiore Marco, paranoico o no, si insospettisce, vista anche l'improvvisa ascesa politica di Shaw, imbrigliato da sempre dalla madre Eleanor, anche lei senatrice.


Demme è bravo, non si può negare e si vede anche in questo film, in pratica un remake di "Va e uccidi" (1962, di John Frankenheimer, con Frank Sinatra; il titolo originale era "The Manchurian Candidate"), ma il film risulta pesante.

Buone le intuizioni di non individuare il partito, segno dell'appiattimento della politica verso un ipotetico centro, e di dipingere la necessità di sicurezza dei cittadini statunitensi (sembra che la necessità sia solo loro), soprattutto nei discorsi dei candidati, come un'ossessione; insopportabile la contortezza della trama, ridondanti i temi (manipolazione dei cervelli, giochi politici, ingerenza delle multinazionali in ogni campo, paura del terrorismo come già detto) che, inevitabilmente, tendono a sovrapporsi e a castrare i tentativi di approfondimento.

Brutto e prevedibile il finale, eccessivamente indulgente con il patriottismo USA.

Washington (Denzel) quasi oscurato dall'ottima prova di Schreiber (bella la scena dell'ultimo faccia a faccia) e della Streep; menzione speciale per gli occhi, davvero difficili da descrivere, di Vera Farmiga, già vista tra l'altro in "Dust".

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