No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20100407

Shi mian mai fu


La Foresta dei Pugnali Volanti – di Zhang Yimou 2005


Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)

Giudizio vernacolare: boia, e volano per davvero...


Anno 859, Cina; l’imperatore è in crisi e i ribelli, i Pugnali Volanti, stanno pian piano prendendo il sopravvento. Una ballerina cieca è sospettata dai capitani dell’esercito regolare Leo e Jin, di far parte dei ribelli, e addirittura di essere la figlia del misterioso leader. Jin, d’accordo col collega, inscena un piano per farla uscire allo scoperto; seguendola, cerca di farsi condurre al loro quartier generale.
Nessuno però è quel che sembra, la donna è molto bella e l’amore ci si metterà di mezzo.

Chiariamoci, non è assolutamente un brutto film, anzi; è bene però spiegare a chi non è informato, che è l’ennesima incursione di Zhang Yimou nel genere Wuxia, letteralmente "cappa e spada" all’orientale; lo ritrovate sugli schermi solo dopo pochi mesi da Hero causa ritardatissima distribuzione, appunto, di Hero, uscito invece due anni or sono. E’ scontato il raffronto quindi; e, dal punto di vista "visivo", Hero è migliore, secondo il mio punto di vista.
Infatti, dopo la fantastica scena di danza posta poco dopo l’inizio del film, il film si perde un po’ troppo negli esterni ucraini, seppur molto belli anch’essi.
La storia, ovviamente, ha il respiro di un grande classico sentimentale, con piacevoli colpi di scena e un finalone forse un po’ troppo pomposo, che però, sotto la tempesta di neve (pare abbia davvero sopreso la troupe) acquista un valore "pittorico" non indifferente, per non parlare del simbolismo (il membro dei Pugnali Volanti in divisa dell’esercito che combatte contro quello fedele all’imperatore in abiti civili, che a sua volta tenta di salvare la bella cospiratrice).
Interpreti principali bravi; Jin (Takeshi Kaneshiro) è una sorta di Andrea Pezzi orientale, Leo (Andy Lau) ricorda un Ken Watanabe più giovane.

Discorso a parte per Zhang Ziyi. E’ davvero una perfetta diva dell’era moderna, esotica, androgina, bellezza di porcellana, classica nei ruoli classici ma atletica quando serve, nessuna oggi sa piangere come lei sullo schermo; difficile non innamorarsene perdutamente. Di una bravura sopraffina.
Bel film; adesso però, basta coi Wuxia: rivoglio lo Zhang Yimou di Sorgo rosso, de La strada verso casa, anche quello de La locanda della felicità.

1 commento:

massi ha detto...

ti sei scordato lanterne rosse dè.

comunque quello dopo, è stato decisamente un passo falso.

una trilogia calante