Elektra – di Rob Bowman 2005
Giudizio sintetico: da evitare (1,5/5)
Giudizio vernacolare: dé però c'è leilì
Elektra è una killer, affascinante, spietata, bravissima nel suo lavoro. Ex bambina prodigio delle arti marziali, allontanata dal suo maestro, orfana di madre, uccisa nel suo letto da un guerriero che lei ha visto subito dopo l’assassinio. E’ fredda e solitaria, malinconica e bellissima. L’ultimo compito che accetta, per una somma astronomica, è più complicato del previsto: per un caso fortuito entra in contatto con le vittime (un padre vedovo e la figlia adolescente), e ne rimane affascinata. Non riesce ad ucciderli, anzi, ne diventa la paladina e li difende a rischio della sua vita. I mandanti, l’organizzazione criminale chiamata "La Mano" però, ha i suoi motivi per braccare i due.
Torniamo a parlare di una trasposizione cinematografica di un fumetto, e torniamo a parlare di un fiasco. I critici e, pare, anche il pubblico, ultimamente assegnano la palma del migliore allo Spiderman di Raimi. Mi fermo e penso che anche Raimi è lontanissimo anni luce dal fascino del Batman di Burton.
Intendiamoci, anche su carta ci sono diverse ciofeche, ma la percentuale di grandi opere invece pare più alta. Così come con Batman, Miller sfiorò il capolavoro con Elektra, creando un personaggio femminile allo stesso tempo sexy come la Valentina di Crepax o le donnine di Manara, ma intenso e crepuscolare, carico di conflitti interni e fascinoso ai massimi livelli.
Il film di Bowman è debole di sceneggiatura, ed è sostanzialmente insignificante. Un vero peccato, perchè Jennifer Garner, nonostante finora non abbia dimostrato una forte e spiccata vena drammatica, è una interprete a mio parere azzeccata.
Complice il personaggio che l’ha lanciata, l’agente speciale Sydney Bristol del serial-culto Alias, Jennifer è bella, fragile ma durissima in combattimento, sinuosa senza essere maggiorata. Quante donne riescono a fare gli autosollevamenti con un braccio solo e non risultare volgari (esempio: Demi Moore in Soldato Jane)?
Chissà che Tarantino, più volte ospite in Alias, non le abbia messo gli occhi addosso, e che decida di farla diventare un’icona come ha fatto con la Thurman.
Peccato per un film che dopo 10/15 minuti si sgonfia clamorosamente, ma la fiducia in Jennifer è illimitata.
Il mitico costume rosso (quante polemiche per quello nero erroneamente fattole indossare in DareDevil) si apprezza in una sola, lunga scena; durante questo combattimento, nella prima parte dentro la casa tra lenzuoli bianchi che si sollevano, c’è un fotogramma, una posa di Jennifer/Elektra nella quale riconoscerete per un attimo la vera Elektra, quella di Frank Miller. E’ poco, e probabilmente è una "soddisfazione" cercata a forza nel deserto dello script; ma così è.
Intendiamoci, anche su carta ci sono diverse ciofeche, ma la percentuale di grandi opere invece pare più alta. Così come con Batman, Miller sfiorò il capolavoro con Elektra, creando un personaggio femminile allo stesso tempo sexy come la Valentina di Crepax o le donnine di Manara, ma intenso e crepuscolare, carico di conflitti interni e fascinoso ai massimi livelli.
Il film di Bowman è debole di sceneggiatura, ed è sostanzialmente insignificante. Un vero peccato, perchè Jennifer Garner, nonostante finora non abbia dimostrato una forte e spiccata vena drammatica, è una interprete a mio parere azzeccata.
Complice il personaggio che l’ha lanciata, l’agente speciale Sydney Bristol del serial-culto Alias, Jennifer è bella, fragile ma durissima in combattimento, sinuosa senza essere maggiorata. Quante donne riescono a fare gli autosollevamenti con un braccio solo e non risultare volgari (esempio: Demi Moore in Soldato Jane)?
Chissà che Tarantino, più volte ospite in Alias, non le abbia messo gli occhi addosso, e che decida di farla diventare un’icona come ha fatto con la Thurman.
Peccato per un film che dopo 10/15 minuti si sgonfia clamorosamente, ma la fiducia in Jennifer è illimitata.
Il mitico costume rosso (quante polemiche per quello nero erroneamente fattole indossare in DareDevil) si apprezza in una sola, lunga scena; durante questo combattimento, nella prima parte dentro la casa tra lenzuoli bianchi che si sollevano, c’è un fotogramma, una posa di Jennifer/Elektra nella quale riconoscerete per un attimo la vera Elektra, quella di Frank Miller. E’ poco, e probabilmente è una "soddisfazione" cercata a forza nel deserto dello script; ma così è.
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