Room On Fire - The Strokes (2003)
Difficile per una band che ha fatto il botto al debutto non solo non ripetersi, ma migliorarsi, a livello di struttura delle canzoni; ma questo, che ci crediate o no, è quello che sono riusciti a fare gli Strokes. Il suono è grezzo, la registrazione pare volutamente imperfetta, la voce spesso affoga in mezzo agli strumenti; ma gli Strokes hanno una classe innata.
Una delle cose spaventose dei loro pezzi, è che all'interno della solita canzone ci sono degli "accostamenti" arditi, che loro riescono ad amalgamare talmente bene che, alla fine, la cosa non risulta così evidente. A bocce ferme, possiamo affermare che questo disco è un piccolo capolavoro.
Analizziamolo. Si apre con What Ever Happened, e si capisce che siamo davanti a gente davvero in gamba. Ascoltatela bene, sentite come "lavorano" gli strumenti. Davvero, a chi somigliano? A nessuno. Reptilia, punk song melodica con struttura pazzesca; un (altro) piccolo capolavoro, quegli stop sono micidiali. Con Automatic Stop fanno capolino le chitarre simil-reggae.
Il lavoro di cesello dei due chitarristi è portentoso. E dopo quel bridge chi si aspetterebbe un ritornello così?
12:51 è quel tipo di canzone che ti fa innamorare appena la senti, e poi non ti passa più. Eppure non si è mai sentito niente di più stupido e minimale. You Talk Way Too Much è più una cantilena che una ballad, eppure quando arriva il chorus sembra che ti scoppi il cuore. In Between Love & Hate una chitarra è reggae e l'altra è rockabilly; Meet Me In The Bathroom ha un sapore vagamente anni '50. Under Control è stupenda e avvolgente, una ballad atipica ma bellissima; The Way It Is è forse la più semplice, parte con un gran tiro e poi viene intervallata da rallentamenti. The End Has No End parte sottovoce e ti strega, poi diventa cattiva, I Can't Win è inarrestabile, irresistibile, rock cattivo suonato con stile.
Non c'è altro da aggiungere.
1 commento:
Damiano:
Grande Julian...e non quello dell'UST...
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