Agora - di Alejandro Amenábar 2010
Giudizio sintetico: da vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: eran cattivi anco allora!
Vissuta tra il 370 e il 415 D.C. ad Alessandria d'Egitto, Ipazia figlia di Teone (a sua volta geometra e filosofo) fu una filosofa ed eccellente studiosa di matematica ed astronomia, insegnante di una buona parte di quella che, dopo pochi anni, diventerà la "classe dirigente" di allora: prefetti, vescovi e via discorrendo. Parte di un Impero Romano in declino, Alessandria d'Egitto, così come buona parte del resto del mondo conosciuto, vedeva la convivenza delle due religioni monoteiste (ebraismo e cristianesimo, quest'ultima religione "in ascesa" all'epoca) e del culto pagano in maniera sempre più difficoltosa e sempre meno pacifica. L'aggressività dei cristiani arriva al culmine nel periodo di vita di Ipazia, con continui tumulti e stragi nei confronti degli ebrei e dei pagani (scontri a causa dei quali Ipazia perderà il padre). Ipazia, nel frattempo, preoccupata si degli scontri, è altrettanto presa dai suoi studi, oltre che dall'insegnamento. La riflessione sulla teoria eliocentrica di Aristarco la impegnerà e affascinerà fino alla sua agghiacciante fine.
Cileno di nascita e spagnolo di adozione, Alejandro Amenábar si conferma regista poliedrico (mi piace ricordare la sua breve ma indicativa filmografia: Tesis, Apri gli occhi, The Others, Mare dentro), ed ultimamente col dente avvelenato contro la Chiesa cattolica, tant'è che c'è voluta una petizione per vedere questo film sugli schermi italiani (e tant'è che in rete si trova molto agilmente la versione originale, inglese, con sottotitoli italiani).
Questa volta si confronta con una sorta di colossal classico, ma, a differenza di film quali, per fare un esempio, Il gladiatore, sollevando un bel polverone sia per via della cattiveria dei cristiani, sia per mezzo delle allegorie e delle similitudini che potrebbero saltare all'occhio, estremizzando alcuni accadimenti (la distruzione della Biblioteca di Alessandria, non è certo che furono i cristiani) ed edulcorandone altri (la morte di Ipazia: pare sia stata molto più atroce e spietata).
Il risultato è, a mio giudizio, un buon film, con fotografia piacevole e luminosa, ricostruzioni storiche e architettoniche ben fatte, ma soprattutto con movimenti di macchina audaci e con "intermezzi" quasi documentaristici (le riprese della Terra), film che mette in risalto una figura troppo spesso dimenticata, precorritrice dell'Illuminismo, martire atea (o pagana, fate voi), vittima di una religione troppo spesso prepotente e, soprattutto, in completa ed assoluta antitesi con la filosofia e l'insegnamento del suo profeta più importante e conosciuto (il figlio del falegname).
Qualche dubbio sulle recitazioni, un po' fiacche complessivamente (quella di Rachel Wiesz, protagonista, compresa), che non riescono fino in fondo ad essere conivolgenti, ma un film interessante nel suo concetto, e in parte anche nella sua realizzazione.
Nessun commento:
Posta un commento