The Road - di John Hillcoat 2010
Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)
Giudizio vernacolare: da brividoni
Stati Uniti d'America, in un futuro molto prossimo. In una notte insonne, la madre è incinta, il padre vede un enorme bagliore dalla finestra. Ritroviamo l'uomo qualche anno più tardi, è con il figlio. L'umanità è regredita, non si capisce bene a causa di che cosa, ma sono scomparsi gli animali, e la vegetazione è completamente secca; il sole è offuscato, rimangono pochissime fonti di energia, il cannibalismo non è escluso. I sopravvissuti sono cani sciolti, vige la legge del più forte. La ricerca di qualcosa con cui sostentarsi è affannosa, ossessiva, spesso violenta.
Padre e figlio viaggiano verso sud, con una flebile speranza, l'unico pensiero è sopravvivere e cibarsi. I ricordi del passato, ogni tanto, affiorano.
Magari qualche altro regista sarebbe stato in grado di renderlo migliore, magari più spettacolare, più accattivante. Personalmente, più ripenso allo svolgimento di questo The Road e più mi convinco che non si poteva fare meglio.
Terzo adattamento cinematografico da libri di Cormac McCarthy, il primo fu All the Pretty Horses (in Italia Passione ribelle) di Billy Bob Thornton nel 2000, il secondo, famosissimo, Non è un paese per vecchi (No Country For Old Men) dei fratelli Coen, questo lavoro dell'australiano Hillcoat, quasi il braccio destro "visivo" di Nick Cave (ha lavorato con lui e per lui su svariati progetti, dai videoclip ai film live, fino a film sceneggiati e partoriti dalla mente di King Ink), adattato da Joe Penhall (che aveva già adattato per lo schermo, felicemente, L'amore fatale, da McEwan), conserva lo spirito quasi asettico dello scrittore, e lascia tutto, o quasi, il peso dell'approfondimento psicologico sulle spalle (e sul petto) dello spettatore, rendendo così la visione davvero dura da affrontare, ma esclusivamente a livello emozionale.
Con pochi flashback racconta quello che c'è da sapere sul passato, dopo di che, con una fotografia sui toni del marrone, opprimente così come deve essere il paesaggio di questo racconto, lascia che la storia parli da sola, aiutata dagli attori, guidati splendidamente, sia i due meravigliosi protagonisti che i personaggi di contorno, che appaiono, a parte Charlize Theron (la madre), solo per poche scene.
Viggo Mortensen (il padre) è bravo, anche se lo sapevamo già, basta che trovi i film giusti, Kodi Smit-McPhee (il figlio) lascia stupefatti, Robert Duvall (il vecchio) e Guy Pearce (l'uomo del finale) sono irriconoscibili, cosa che invece non avviene con Molly Parker (la donna del finale), subito riconoscibile.
Film che pare abbia alla fine trovato una distribuzione italiana (Videa-CDE, che dovrebbe distribuirlo nelle sale dal 28 maggio 2010), ma che per mesi ha rischiato di non uscire da noi, in quanto deprimente, ma che invece a mio giudizio merita di essere visto, per il quantitativo di interrogativi etici che pone, e pure per la realizzazione, piuttosto centrata.
Ovviamente, e non poteva essere altrimenti, visto quello che abbiamo citato poc'anzi a proposito di Hillcoat, la colonna sonora di Nick Cave e Warren Ellis è bellissima, non invadente quindi usata correttamente, e collabora in maniera decisamente positiva alla riuscita del film.
5 commenti:
ho letto il libro, speriamo di non rimanerne delusi...
guarda, secondo me no. anche se, non avendo letto il libro e niente di mccarthy, non ne posso essere sicurissimo, mi pare che il film, leggendo qualcosa a proposito del libro e della scrittura di mccarthy, abbia quantomeno tentato di conservarne lo stile. mi dirai poi.
paura? paurissima, terrore puro : )))
Ale, consigliatissimo La Strada, davvero.... non saprei cosa aggiungere.... se non che mi commuovo al pensiero : )))
non ho ben capito la cosa dello stile, però la scrittura di Mccarthy è talmente asciugata, essenziale ma precisa ed affilata che basta prendere e filmare...
leggendo La Strada il narratore scompare splendidamente, vedi il tuo film già fatto e finito davanti.
Maestro totale. davvero un gigante.
vabbè mo pare che lo sto scoprendo io haha... vabbè
Mau
stile senza fronzoli, praticamente voce fuori campo assente, un altro regista avrebbe messo uno spiegone alla matrix, stravolgendo appunto lo stile di mccarthy.
e pure zero pipponi aggiuntivi.
bè sì appunto: lo spiegone se lo sarebbero dovuto scrivere da soli.... : )
Mau
Posta un commento