Twilight Singers feat. Manuel Agnelli + Lombroso, 8/12/2004, Auditorium Flog, Firenze
Caro, vecchio Flog. Anni fa entravo timoroso, impacciato, adesso quasi spavaldo, mi sento quasi nel salotto di casa (quando la donna delle pulizie salta una settimana). Erano gli anni nei quali vidi su quel palco non troppo grande anche gli Afghan Whigs, band, non mi stancherò mai di ripeterlo, assolutamente sottostimata; ma andiamo con ordine.
Aprono i Lombroso, il gruppo del violinista degli Afterhours Dario, che qui suona la chitarra, gestisce i loop e canta, insieme ad un batterista (che fa qualche coro). L'esibizione non lascia un gran segno, si ricorda una cover di Battisti stile White Stripes; il set dura circa 25 minuti.
Cambio palco in mezz'ora, ed ecco i Twilight Singers, introdotti da Cesare Zappalà, un manager musicale grazie al quale Manuel e Greg si sono conosciuti nel 2000, negli USA, perchè da lui chiamati a fare i testimoni al suo matrimonio a Las Vegas.
Si parte con Teenage Wristband, ma i volumi sono alle stelle, è tutto in distorsione, l'acustica del Flog non aiuta e, per giunta, un ampli è fottuto; Dulli pare tranquillo, cerchiamo di capire quanto sia ubriaco ma lì per lì è difficile; ci aiuta il fatto che, terminato il pezzo, mentre assiste al cambio di ampli, si accende l'ennesima sigaretta, torna all'asta del microfono e si accorge che ne aveva lasciata un'altra accesa da poco. Fa niente, la offre alla prima fila. Per la cronaca, l'asta di Greg ha un doppio supporto, portacenere e portabicchiere.
Si continua con A Love Supreme e Decatur Street, a poco a poco il suono si fa accettabile. Alle tastiere, come ci preannunciò agli inizi di settembre a Bologna, c'è Manuel Agnelli, ormai il "padrone del vapore" musicale italiano; quello che non ci aveva preannunciato, erano i baffi, che, pensandoci bene, sono anche più decenti di quelli del batterista dei Lombroso (ma c'è a chi piacciono, quindi va bene così). Si va avanti con la bella Martin Eden, poi entra anche Dario col suo violino ad intodurre Papillon, una delle mie favorite. Eppure c'è qualcosa che non mi convince, e come avevo fatto velocemente durante il set dei Lombroso, cerco di capire cosa.
Se per i Lombroso era la voce, del tutto inadatta non al volo, bensì alla musica che fanno, mentre l'intro di If I Were Going degli Afghan, dei quali indosso la T-shirt, trasgredendo alla seconda delle mie personalissime regole per i concerti, ma solo in parte (mai mettere la maglia della band che si va a vedere; ma stasera suonano i Twilight in fondo), l'intro dicevo, sfuma in qualcos'altro che non ricordo, metto a fuoco perchè stasera non mi diverto come in febbraio a Roma, quando rivedevo Dulli dopo 10 anni. Sarà che ero emozionato quella volta, sarà che poco più di 10 anni fa appunto, forse con ancora meno gente di stasera, vedevo proprio qui gli Afghan (e Greg con 30 chili meno...come me del resto!), sarà quello che vi piace di più pensare, ma il punto è che...mi vergogno un po' a dirlo.....questo concerto è troppo rock!! Dov'è il soul? Si è smarrito, almeno un po'.
Rientra il violino per Black Is The Colour Of My True Love's Hair, dopodiché c'è una pausa. Al rientro, Greg alla tastiera e Manuel alla seconda chitarra. Ovviamente i ragionamenti sui massimi sistemi musicali mi hanno fatto tralasciare: la band è tostissima, batterista e chitarrista solista su tutti; e tralasciavo anche le citazioni musicali, distribuite lungo tutto il concerto, All You Need Is Love, Summertime, per intero Too Tough To Die, si mescolano alla bella The Killer; prima del finale col botto, Dulli rimane da solo sul palco per una stupenda versione, a sopresa, di Roses (riconosciuta grazie a Marlene) degli Outkast (ancora loro!), probabilmente il momento più alto dello show. Uptown Again e Faded (quest'ultima introdotta da Summertime) mi riconciliano un po' con Greg.
Magari starò diventando troppo esigente, e non dico sia stato un concerto brutto; ma, Greg, la nostra anima la puoi avere anche gratis (parafrasando quello che ha detto in apertura concerto in italiano), devi ritrovare, appunto, la via del soul. Non la affogare nel feedback.
Io ho fiducia: can I believe in you?
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Nella foto, tratta da http://philspector.wordpress.com/, gli Afghan Whigs
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