Interpol + Spoon, 16/4/05, Saschall, Firenze
Aprono gli Spoon, che suonano retrò, a momenti sembrano dei Beatles acerbi, a momenti non riescono proprio a catturare la benchè minima attenzione. Il Saschall (non smetterò mai di stupirmi che una bella struttura del genere esista proprio in Italia e proprio a ''soli'' cento chilometri da casa mia) si va via via riempiendo, aspettando gli headliner. Dicevo, gli Spoon scorrono via come un vino poco buono durante una cena in buona compagnia. Dopo, si sa, è la volta degli Interpol. Non è il caso, a distanza di soli quattro mesi, di stare a questionare sul fatto che Evil sia stata eseguita dopo, e NYC sia venuta prima in scaletta. Quello che stupisce è il gap profondissimo tra l'inesistente carica live del quartetto newyorkese, e l'immensa devozione dei fans osannanti. Impressionante lo stacco tra i finali di ogni canzone e l'ovazione del pubblico. Inutile girarci intorno, questa è una band che dal vivo non funziona, e probabilmente stare continuamente in tour non li aiuta. Ingigantito dall'assenza di comunicativa da parte di Paul, il problema è evidentemente ignorato dai fans, vista appunto l'acclamazione; nelle loro teste girano le versioni su cd dei pezzi degli Interpol. Resta il fatto che le versioni dal vivo dei pezzi, che suonano quantomeno interessanti su cd, sono molli, senza verve, per niente coinvolgenti, con nessuna sostanziale variazione o arricchimento, se si escludono la fisiologica differenza in peggio delle linee vocali, e un paio di stecche della chitarra solista di Daniel. Il set degli Interpol dura, come sempre, una decina di minuti in più di un'ora. Sinceramente, per quello che si vede e si sente, anche troppo.
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Foto tratta da http://www.pocketpig.com/
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