Amabili resti - di Peter Jackson 2010
Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)
Giudizio vernacolare: una storia triste che però un mette tristezza
Mi chiamo Salmon, come il pesce. Di nome, Susie. Avevo 14 anni quando sono stata assassinata. Il 6 Dicembre, 1973.
Non comincia precisamente così, ma quasi. Amabili resti narra la storia di Susie Salmon, appunto, di Norristown in Pennsylvania, un sobborgo di Philadelphia, stuprata, barbaramente assassinata e smembrata da un vicino. Figlia maggiore di Jack e Abigail, una coppia apparentemente felice e innamorata (anche troppo a volte), sorella di Lindsey e Buckley, invaghita di Ray Singh, un ragazzo di poco più grande che frequenta la sua stessa scuola, e appassionata di fotografia, dopo la sua morte rimane in un limbo paradisiaco ad osservare le dinamiche che si sviluppano tra i suoi conoscenti, e ad elaborare il suo odio verso l'assassino e riflessioni sulla vita e sulla morte.
Peter Jackson torna al dramma, ovviamente a modo suo, e quale poteva essere storia migliore di questa? Non me ne vengono in mente. Prende il bellissimo libro omonimo di Alice Sebold (del quale sono andato a ripescare la mia recensione del 2003, la trovate nel post precedente), e accetta la sfida della trasposizione sullo schermo. In effetti, le caratteristiche per adattarsi al neozelandese (o viceversa) ci sono tutte: morte, splatter, sovrannaturale, ma anche la forza dell'amore, e una forte dose di romanticismo. Da notare innanzitutto che però, contrariamente al solito, Jackson qui limita fortemente le immagini di violenza, appunto, splatter.
Scrive la sceneggiatura insieme alla moglie Fran Walsh e alla fedele Philippa Boyens, e modifica, omette o addirittura inverte (il rapporto tra Jack e Abigail) alcuni particolari rispetto al romanzo: eccesso di sicurezza o mancanza di coraggio? Forse invece niente di tutto questo: soltanto un preciso calcolo. Non lo sapremo mai: nel caso non lo aveste fatto però, leggete il libro e giudicate voi. Onestamente, anche se il confronto non è corretto (ma è uno dei pochi suoi film che si può paragonare a questo), ho trovato questo lavoro molto più "accomodante" di uno dei suoi primissimi film, Creature del cielo, del 1994, che tra l'altro lanciò una giovane Kate Winslet.
Detto questo, il film è molto, molto bello. E non è detto che le "modifiche" volute dai tre sceneggiatori non fossero, alla fine, tese a porre l'attenzione interamente sulle splendide riflessioni sulla vita, e naturalmente sulla morte, della protagonista.
La fotografia è splendida, sia nelle parti "terrene", sia, addirittura ancora di più, nelle parti ultraterrene: mi sbaglierò, ma c'è un che addirittura di Terry Gilliam in queste ultime. Non solo: nonostante la forza straripante dell'amore della famiglia Salmon, e la potenza della storia stessa, se c'è una scena di questo film che rimane nella mente dello spettatore, è senz'altro quella dove Jack, in preda a sconforto e frustrazione, rompe le bottiglie dove metteva le sue navi in miniatura, nel mondo dei vivi, e intanto, nel suo "cielo", Susie sta correndo in riva ad una sorta di mare, e vede i cocci giganti delle stesse bottiglie, e gli stessi velieri che naufragano. Superba.
La macchina da presa è sempre dove deve essere, forse la musica è leggermente invadente in alcuni frangenti, ma il film coinvolge totalmente, e alla fine travolge. La ricostruzione "storica" è accurata, ma soprattutto, l'intero cast è davvero all'altezza, nessuno escluso; quel che più mi preme sottolineare, è che nonostante questo, nessuno è mai sopra le righe, e in una storia come questa, non è poi così facile.
Susan Sarandon è una nonna Lynn scoppiettante ma mai invadente; Rachel Weisz, Abigail, è deliziosa con la sua pettinatura anni '70; Mark Wahlberg, Jack, non ci stupisce più, ma qui è davvero bravo a mettere in scena rabbia e tenerezza. Stanley Tucci, che non scopriamo certo oggi, il vicino George Harvey, l'assassino, per una volta posso dirvelo senza timore di rovinarvi la sorpresa, è superlativo, davvero da Oscar.
Menzione speciale per lei, la protagonista, Saoirse Ronan, 16 anni ancora da compiere, ma già candidata ad un Oscar nel 2008 per Espiazione (era Briony a 13 anni), una perfetta Susie Salmon, delicata, viva (anche se sembra una battuta), intensa, con due occhi blu che davvero non si possono dimenticare. Favolosa.
Non è (come accade praticamente sempre) il libro, ma sicuramente un film emozionante e visivamente superbo.
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