Un tocco di zenzero – di Tassos Boulmetis 2005
Giudizio sintetico: si può perdere (2/5)
Giudizio vernacolare: dé, ci prova ma un ce la fa
Fanis, di padre greco e madre turca, cresce a Istanbul sotto l’ala del nonno materno, droghiere vecchio stile ed esperto di spezie quindi, ma anche tra mamma, zie e conoscenti preparatissime in fatto di gastronomia, l’amicizia/amore adolescenziale (che crescerà esponenzialmente al distacco) per Saime, figlia di conoscenti, e la passione per l’astronomia (il nonno dice che gastronomia contiene astronomia, del resto).
La crisi di Cipro costringe la famiglia alla deportazione verso Atene, dove Fanis diventa grande con molti piccoli problemi, in fin dei conti parecchio divertenti, ma dove la famiglia rimarrà unita.
Unico neo, il nonno, più volte annunciato in arrivo, ma mai più visto.
Fanis dovrà tornare ad Istanbul per rivederlo, e per "regolare" alcuni conti in sospeso con la coscienza.
La crisi di Cipro costringe la famiglia alla deportazione verso Atene, dove Fanis diventa grande con molti piccoli problemi, in fin dei conti parecchio divertenti, ma dove la famiglia rimarrà unita.
Unico neo, il nonno, più volte annunciato in arrivo, ma mai più visto.
Fanis dovrà tornare ad Istanbul per rivederlo, e per "regolare" alcuni conti in sospeso con la coscienza.
Il film è piacevole, ma ha il difetto di non affondare il colpo in nessuna direzione.
Interessante la parte gastronomica, affrontata un po’ troppo col sorriso sulle labbra la parte politica (il titolo originale è "Cucina politica"), anche se è importante che qualcuno, finalmente, ci racconti della Grecia e della Turchia (forse il problema è qui: crisi greco/turca di Cipro e dittatura dei colonnelli in Grecia, forse due problematiche un po’ troppo ampie per un film solo), poco toccante la parte sentimentale, non troppo sviluppata la parte onirica (siamo lontani dalla follia entusiasmante dei film balcanici o di quelli provenienti dalle ex repubbliche sovietiche).
Discrete le interpretazioni, regia poco coinvolgente, sbavature vistose soprattutto nei piani sequenza panoramici in digitale, davvero brutti.
Interessante la parte gastronomica, affrontata un po’ troppo col sorriso sulle labbra la parte politica (il titolo originale è "Cucina politica"), anche se è importante che qualcuno, finalmente, ci racconti della Grecia e della Turchia (forse il problema è qui: crisi greco/turca di Cipro e dittatura dei colonnelli in Grecia, forse due problematiche un po’ troppo ampie per un film solo), poco toccante la parte sentimentale, non troppo sviluppata la parte onirica (siamo lontani dalla follia entusiasmante dei film balcanici o di quelli provenienti dalle ex repubbliche sovietiche).
Discrete le interpretazioni, regia poco coinvolgente, sbavature vistose soprattutto nei piani sequenza panoramici in digitale, davvero brutti.
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