Visto il successo della prima edizione, continuo a postarvi questi articoli di Maksim Cristian sui nuovi emigrati italiani a Berlino.
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Esuli culturali
Da Roma a Berlino
di Maksim Cristian
L'essere umano è un animale strano. Recentemente il regista Silvano Agosti ha inoltrato una richiesta alle Nazioni Unite per proclamare l’essere umano patrimonio dell’umanità. Come la torre di Pisa. Allora non ci sarebbero più i nostri, i loro, gli immigrati o gli emigrati. Solo l’Uomo, da tutelare nei suoi diritti universali. Valeria Sanguini, 36 anni, diplomata all’Accademia di belle arti di Roma nel 2000, è una dei quindicimila italiani che vivono a Berlino. Nell’autunno del 2009
ha organizzato una protesta artistica nella capitale tedesca per denunciare le politiche del governo italiano nei confronti degli immigrati. Ha realizzato una serie di sculture che rappresentano i migranti respinti in mare e le ha lasciate scorrere nella Sprea, il fiume berlinese.
“A vent’anni dalla caduta del muro di Berlino”, dice Valeria, “ho voluto spostare i riflettori su un nuovo muro, quello eretto dal governo italiano nel Mediterraneo. Per me era un gesto importante, perché mi sento un’esule”. “Devo la mia formazione come artista a persone come il pittore Alberto Parres e lo scultore Giacinto Cerone, più che all’accademia”, racconta. Dopo il diploma ha cominciato a esporre le sue opere a Roma. Tra mille occupazioni occasionali, ha
lavorato anche per l’associazione La porta blu, insegnando disegno e pittura ai bambini.
Ma dopo tre anni ha cominciato a rendersi conto che l’ambiente artistico della capitale non le avrebbe permesso di crescere. “Ho deciso di trasferirmi. Ma non perché volevo andare in un posto preciso”. Gli ultimi due anni a Roma li ha passati in uno studio a Valle Aurelia. “I miei genitori avevano deciso di comprarmi quel locale, sperando che rimanessi”. Valeria invece l’ha dato in affitto e alla fine del 2005 è partita per Berlino. “Sono arrivata d’inverno, c’era un freddo polare. Ma, se da un lato l’impatto con la città è stato gelido, dall’altro sentivo una certa morbidezza nella spazialità, una certa tranquillità nell’intraprendere la strada che volevo
percorrere. E così è stato. Berlino ti offre il giusto tempo per tutto”.
Per ora non pensa di tornare in Italia. “Se arrivasse qualche segnale positivo lo farei, ma ho poche speranze”.
ha organizzato una protesta artistica nella capitale tedesca per denunciare le politiche del governo italiano nei confronti degli immigrati. Ha realizzato una serie di sculture che rappresentano i migranti respinti in mare e le ha lasciate scorrere nella Sprea, il fiume berlinese.
“A vent’anni dalla caduta del muro di Berlino”, dice Valeria, “ho voluto spostare i riflettori su un nuovo muro, quello eretto dal governo italiano nel Mediterraneo. Per me era un gesto importante, perché mi sento un’esule”. “Devo la mia formazione come artista a persone come il pittore Alberto Parres e lo scultore Giacinto Cerone, più che all’accademia”, racconta. Dopo il diploma ha cominciato a esporre le sue opere a Roma. Tra mille occupazioni occasionali, ha
lavorato anche per l’associazione La porta blu, insegnando disegno e pittura ai bambini.
Ma dopo tre anni ha cominciato a rendersi conto che l’ambiente artistico della capitale non le avrebbe permesso di crescere. “Ho deciso di trasferirmi. Ma non perché volevo andare in un posto preciso”. Gli ultimi due anni a Roma li ha passati in uno studio a Valle Aurelia. “I miei genitori avevano deciso di comprarmi quel locale, sperando che rimanessi”. Valeria invece l’ha dato in affitto e alla fine del 2005 è partita per Berlino. “Sono arrivata d’inverno, c’era un freddo polare. Ma, se da un lato l’impatto con la città è stato gelido, dall’altro sentivo una certa morbidezza nella spazialità, una certa tranquillità nell’intraprendere la strada che volevo
percorrere. E così è stato. Berlino ti offre il giusto tempo per tutto”.
Per ora non pensa di tornare in Italia. “Se arrivasse qualche segnale positivo lo farei, ma ho poche speranze”.
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Da Internazionale nr. 829
Qui la "prima puntata"
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