Heimat 3 - Cronaca di un cambiamento epocale - Il popolo più felice della terra – di Edgar Reitz 2005
Giudizio sintetico: da vedere
9 Novembre 1989, Hermann e Clarissa si ritrovano nella hall di un albergo proprio mentre la Germania festeggia la caduta del muro e la riunificazione. Si amano ancora, e decidono di andare finalmente a vivere insieme, di costruire la loro casa dei sogni. Casualmente, la casa è a due passi da Schabbach, paese natale di Hermann; la cosa sembra costringerlo a riavvicinarsi alla famiglia e alle sue radici, ma forse era quello che Hermann cercava da tempo.
Clarissa ingaggia degli artigiani della Germania Est per ristrutturare la casa, e questo li metterà di fronte alle problematiche della riunificazione; ma non solo a quelle.
Clarissa ingaggia degli artigiani della Germania Est per ristrutturare la casa, e questo li metterà di fronte alle problematiche della riunificazione; ma non solo a quelle.
Dopo i primi due cicli, Heimat e Heimat 2, che abbracciavano la storia tedesca dal 1919 al 1988, e girati soprattutto per la tv, Reitz esce nei cinema col terzo lavoro, composto di sei episodi, che vanno complessivamente dal 1989 al 2000.
Per chi non conoscesse i lavori precedenti, molti protagonisti sono gli stessi; il personaggio di Hermann addirittura è presente nei tre cicli, nel secondo e nel terzo è interpretato dallo stesso attore (Henry Arnold), invecchiato, naturalmente.
Qualche critico sostiene che questa serie di film possono prescindere anche dalla visione dei due cicli precedenti; sinceramente non so che impressione possano fare, vedremo alla fine di questo ciclo; certo è che la conoscenza dell’intera opera aiuta a capire l’atmosfera (che passa dall’ironia alla tragedia così come dal bianco e nero al colore), ma soprattutto, fa provare una sorta di piacere immedesimante, nel momento in cui lo spettatore si sente parte della storia.
Reitz ha il pregio di mettere sullo schermo una saga che unisce la storia travagliata (come del resto quella di altre grandi nazioni europee), imponente e ingombrante della Germania vista e vissuta dall’interno, e al tempo stesso la saga della vita di tutti noi: la famiglia, la nascita, l’adolescenza, la ribellione giovanile, la ricerca di un senso, la maturità, il confronto col lavoro, col mondo, con la politica, gli sbagli, le emozioni, l’allargamento della famiglia, il viaggio, il ritorno a casa.
Per chi non conoscesse i lavori precedenti, molti protagonisti sono gli stessi; il personaggio di Hermann addirittura è presente nei tre cicli, nel secondo e nel terzo è interpretato dallo stesso attore (Henry Arnold), invecchiato, naturalmente.
Qualche critico sostiene che questa serie di film possono prescindere anche dalla visione dei due cicli precedenti; sinceramente non so che impressione possano fare, vedremo alla fine di questo ciclo; certo è che la conoscenza dell’intera opera aiuta a capire l’atmosfera (che passa dall’ironia alla tragedia così come dal bianco e nero al colore), ma soprattutto, fa provare una sorta di piacere immedesimante, nel momento in cui lo spettatore si sente parte della storia.
Reitz ha il pregio di mettere sullo schermo una saga che unisce la storia travagliata (come del resto quella di altre grandi nazioni europee), imponente e ingombrante della Germania vista e vissuta dall’interno, e al tempo stesso la saga della vita di tutti noi: la famiglia, la nascita, l’adolescenza, la ribellione giovanile, la ricerca di un senso, la maturità, il confronto col lavoro, col mondo, con la politica, gli sbagli, le emozioni, l’allargamento della famiglia, il viaggio, il ritorno a casa.
Se vi sembra poco…
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