Interpol - Interpol (2010)
Quarto disco per i newyorkesi diventati la punta di diamante del revival della new wave inglese, e già la scelta di non intitolarlo, al quarto disco, lascia un po' così. La copertina, vista col senno di poi, lascia presagire uno sgretolamenteo, e infatti il bassista Carlos Dengler ha lasciato la band poco dopo il completamento delle registrazioni.
Ho da sempre un rapporto combattutto con questa band. Mi sono piaciuti i dischi precedenti, anche se già il precedente Our Love To Admire mi era parso in flessione rispetto ai primi due, seppur contenente un paio di pezzi micidiali, ma dal vivo fanno proprio schifo. Per cui, mi aspettavo almeno un disco decente.
Lo è? Ancora non lo so. Sicuramente, è meno coinvolgente dei primi due. Pare che gli Interpol cerchino di distaccarsi leggermente dallo stile che li ha caratterizzati fino ad ora, per cui lavorano sull'addio alla forma-canzone (Try It On), mantenendo l'atmosfera cupa, e l'amore per la melodia, seppur dark. Il risultato è discontinuo. Pezzi che spaccano in realtà non ce ne sono, ma ci sono buoni momenti (Safe Without, Success, Lights) . Purtroppo non abbastanza. Certo che ascoltando le linee di basso, viene da disperarsi: sono tra le cose migliori del disco, e quel bassista adesso non c'è più.
2 commenti:
Il nuovo lavoro non ho ancora avuto tempo di ascoltarlo per bene, anche se devo dire che il poco che ho sentito non mi ha entusiasmata. In ogni caso concordo sul fatto che dal vivo sono abbastanza insopportabili.
già!
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