No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20100218

rip


E' morta il primo gennaio 2010, a 37 anni, nella sua casa di Montreal, dopo quasi due anni di combattimenti contro il cancro al seno. Lhasa de Sela, padre messicano e madre statunitense, infanzia passata in un autobus dove la madre faceva scuola a lei e alle tre sorelle, lascia tre dischi molto, molto interessanti, di musica che potremmo definire genericamente etnica.


Un ricordo a lei dedicato da The Guardian nella traduzione di Internazionale (a tale proposito, in effetti, anch'io l'ho conosciuta grazie al passaparola, su suggerimento di un'amica argentina).


Lhasa de Sela, 1972-2010


La cantautrice è morta per un tumore a 37 anni. La sua è stata una carriera nel segno dell’originalità


Lhasa de Sela è stata una grande artista. Tra il 1998 e il 2009 ha pubblicato tre album straordinari. Il 1 gennaio è morta per un tumore al seno dopo 21 mesi di malattia. Più che grazie alle apparizioni sui mezzi di comunicazione, la cantautrice messicostatunitense si era conquistata il suo enorme successo grazie al passaparola. Ma aveva anche vinto molti premi illustri, come il
Félix award nel 1997, il Juno award nel 1998 e il Bbc world music award nel 2005. Il seme della sua scrittura così originale è nel background culturale e nello stile di vita avventuroso della sua famiglia: nata nello stato di New York da padre messicano e madre statunitense, Lhasa è cresciuta, insieme alle sue sorelle, in uno scuolabus continuamente in viaggio tra il Messico e gli Stati Uniti. Lhasa è stata educata in casa. I suoi genitori le hanno insegnato a seguire il suo cuore e a essere sempre originale. Uno stile di vita che si ritrova nei testi e nelle musiche dello spagnoleggiante La llorona (1997), nel francospagnolo The living road (2003) e nell’inglese Lhasa. Anche se attingeva da stili conosciuti (dalla musica ranchera messicana alla canzone francese, dai ritmi arabi e a quelli tipici degli Stati Uniti), Lhasa de Sela ha creato senza dubbio qualcosa di unico.
Jan Fairley, The Guardian

Qui di seguito, un suo bellissimo videoclip:


4 commenti:

exit ha detto...

Grazie, non la conoscevo. Che voce stupenda. Davvero emozionante. Che peccato scoprire un artista quando ormai non lo puoi più ringraziare.

Anonimo ha detto...

neanch'io la conoscevo.
VERAMENTE BRAVA!...MA DA QUESTA CANZONE NON MI SEMBRA CHE ABBIA MOLTO DI MUSICA ETNICA...forse farò un paragone sbagliato,ma di primo impatto mi ricorda Tanita tikaram.

correggetemi se sbaglio!

punkow

jumbolo ha detto...

@exit: è un onore farti conoscere qualcosa :)

@punkow: dici bene, tra l'altro mi hai fatto ricordare la tikaram, che vocione che aveva; ma soprattutto dici bene sul fatto che il pezzo del video ha poco di etnico, infatti ci ho pensato un po' prima di metterlo, ma era quello più bello del punto di vista visivo. il complesso delle sue produzioni ha comunque questo mix di rock, jazz, e vari stili sudamericani.

Anonimo ha detto...

OTTIMA SCELTA!
Il video mi sembra SEMPLICEMENTE sublime.
diciamo che riesce a trasmettere quasi le stesse emozioni di emanuele filiberto in versione sanremese.

punkow