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20100403

banche ed etica


Da Internazionale nr. 828


Baltimora accusa le banche per il degrado urbano
Sarah O’Connor, Financial Times, Gran Bretagna
L’ondata di pignoramenti ha mandato in fumo gli sforzi della città per riqualificare il centro storico. E ha gettato una luce nuova sui meccanismi dei prestiti subprime


I pannelli di compensato inchiodati alle finestre sono stati divelti. Da un furgoncino due uomini lanciano rifiuti dentro la fatiscente casa a schiera. Eppure non siamo in uno dei quartieri degradati di Baltimora, quelli resi famosi dalla serie tv The Wire. Qui la maggior parte degli edifici ha un aspetto dignitoso. Prima della crisi economica, infatti, sembrava che questo quartiere nella zona sudorientale della città si stesse riprendendo da decenni di declino. I prezzi delle case salivano, i costruttori ristrutturavano gli edifici vuoti e i cittadini diventavano proprietari di immobili. Il problema è che molti di loro avevano sottoscritto mutui subprime e, quando il mercato immobiliare statunitense è crollato, sono diventati morosi, facendo montare la marea tossica che ha devastato i bilanci delle banche e scatenato il panico finanziario e la recessione. Oltre a colpire gli investitori, l’ondata di pignoramenti ha vanificato anni di sforzi per rivitalizzare i centri storici delle città statunitensi. Le autorità di Baltimora puntano il dito contro le banche. Chris Ryer, presidente di una organizzazione no profit che si occupa dello sviluppo del quartiere South-east, spiega che in passato gli immobili a basso costo di Baltimora venivano comprati da investitori opportunisti che diventavano “pessimi padroni di casa per gli inquilini e pessimi vicini per il quartiere”, alimentando una spirale di degrado. Il timore è che la spirale stia tornando: le persone che oggi comprano a prezzi d’occasione le case pignorate potrebbero diventare i padroni di tuguri del futuro, trascurando gli immobili e riempiendoli di inquilini indesiderabili. Le autorità municipali non solo vedono andare in fumo i loro tentativi di rinascita urbana, ma sostengono che i quartieri neri che dominano la zona vecchia sono stati oggetto della valanga dei mutui subprime molto più di quelli bianchi.

Il mito della prima casa

Così la città ha fatto causa a Wells Fargo, il più grande erogatore di mutui di Baltimora, per “discriminazione al contrario”: per avere cioè riversato prodotti finanziari tossici sulle minoranze o i loro quartieri. L’avvocato John Relman, che rappresenta Baltimora, dice che la città ha investito milioni di dollari per rivitalizzare i quartieri in rovina, che “oggi sono stati riportati indietro di parecchi anni”. Baltimora vuole anche essere risarcita delle imposte patrimoniali perse
per il crollo dei valori immobiliari e dei costi per sigillare le case vuote e combattere la criminalità. L’avvocato di Wells Fargo, Andrew Sandler, respinge l’accusa. Sandler ha dimostrare che su 143 immobili pignorati da Wells Fargo a Baltimora tra il 2005 e il 2008, solo la metà era occupata da mutuatari neri. L’idea che la banca avrebbe raggirato un gruppo di “aspiranti” proprietari è un mito, dice, perché più di un quarto delle proprietà pignorate apparteneva a investitori con portafogli immobiliari. Tutto questo la dice lunga su dove finivano i soldi dei subprime negli anni del boom. La maggior parte di quei mutui non serviva per permettere l’acquisto della prima casa a chi altrimenti non avrebbe potuto permettersela, ma era un rifinanziamento. Le persone ottenevano soldi sulla base del valore ipotecario della loro casa, oppure passavano da un mutuo subprime all’altro quando stavano per scadere i periodi dei bassi “tassi d’ingresso”. Ogni volta il mutuo aumentava e il sogno di acquistare una casa svaniva sempre di più.


Inoltre
A febbraio del 2009 l’amministrazione Obama ha annunciato il programma Making home affordable per proteggere dai pignoramenti i proprietari di case: migliaia di cittadini americani hanno potuto usufruire di un abbassamento temporaneo del mutuo, ma pochi hanno ottenuto un aiuto permanente. I critici sono sempre più convinti che il programma abbia suscitato false speranze tra persone che semplicemente non possono permettersi la loro casa. Secondo la divisione Economy.com di Moody’s, nel 2008 sono andate perse più di 1,7 milioni di case per i pignoramenti, le scarse vendite o i concordati fallimentari in luogo del pignoramento. Economy.com prevede per il 2010 che il numero salga a 2,4 milioni.

The New York Times

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