No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20100401

barche e barconi


Quando sei nato non puoi più nasconderti – di Marco Tullio Giordana 2005


Giudizio sintetico: da vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: boiadé, ti mette 'n crisi


Sandro è il figlio tredicenne di una coppia giovane e benestante del bresciano; il padre Bruno è proprietario di una "fabbrichetta", la madre Lucia aiuta in amministrazione. Villa moderna con piscina, tutte le comodità, dipendenti del padre in gran parte immigrati, buona integrazione; Bruno è benvoluto (così come Sandro, un po’ la mascotte della fabbrica) e rispettato. Sandro è sano, felice, ha i suoi amici, nella sua classe ci sono tanti immigrati di seconda generazione. I suoi occhi osservano questo fenomeno con naturalezza e curiosità.
Durante una vacanza in barca in Grecia, con Bruno e "Popi", avvocato, amico di famiglia, sposato ma senza figli perchè "non vengono", e che quindi riversa tutto il suo affetto su di lui, Sandro, di notte, cade in mare e va alla deriva. Ad un passo dalla morte, viene salvato da Radu, un ragazzo rumeno, che si tuffa da una "carretta del mare" piena di immigrati di ogni genere, in un viaggio "della speranza" verso l’Italia.
Radu, che viaggia con la sorella Alina, aiuta Sandro oltre che salvargli la vita. Alla fine dell’odissea, i genitori di Sandro sono da lui convinti a fare qualcosa di tangibile per i due rumeni; ma qualcosa andrà storto.

Anche se siamo lontani dal film perfetto, è difficile trovare difetti a questo film, o, se ne troviamo, si tende a non tenerne conto. Perchè soprattutto nella parte centrale, il film di Giordana riesce a trasmettere delle emozioni così forti che rischierete non solo di piangere, bensì di singhiozzare. L’espediente che la storia usa per portarci sommariamente, ma quanto basta, nell’universo della disperazione dell’immigrato, è talmente banale da poter capitare a tutti, quindi così forte da poter coinvolgere chiunque.
Basato su dualismi, paradossi e contrasti, girato con impeccabile attenzione, il film risolve le parti con meno pathos (che, ripeto, nella parte centrale è davvero insopportabile a tratti) con scene madri forti; soprattutto verso il finale, ci convinciamo che anche le canzoni di Eros Ramazzotti hanno il suo perchè. Bravi tutti gli attori.
Non fatevelo scappare.

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